Il piano assunzioni di Intesa Sanpaolo da 3.500 dipendenti è stato annunciato da tempo, ma i sindacati non si accontentano e vogliono capire al più presto dove queste forze fresche verranno collocate sul territorio italiano.

In prima linea ci sono le sigle sarde di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin, rispettivamente rappresentate dai segretari Emanuele Cabboi, Sergio Mura, Laura Urgeghe, Mauro Farigu e Patrizio Zucca, in apprensione per assicurare un servizio territoriale efficiente anche dopo l'uscita anticipata di centinaia di lavoratori, da rimpiazzare solo in parte con le prossime nuove assunzioni.

Le sigle chiedono perciò all'azienda di "prestare particolare supporto alle zone disagiate e al Sud del paese ma anche alla rete di filiali che continua a offrire un servizio essenziale a tutta la cittadinanza, pur versando ormai da troppo tempo in condizioni molto difficili".

I rappresentanti dei lavoratori ricordano inoltre che nei precedenti piani industriali che hanno interessato la Sardegna si è registrata "un'uscita considerevole di personale e un ridimensionamento delle filiali presenti nel territorio, che ha ovviamente aggravato pesantemente il carico di lavoro e di responsabilità sui dipendenti superstiti".

Le organizzazioni sindacali non solo lamentano la carenza di personale della rete e nei punti nevralgici degli uffici in Sardegna che si occupano delle lavorazioni dell'area, ma temono anche un sostanziale disimpegno di Intesa Sanpaolo rispetto alla sua storia di supporto all'economia dell'Isola.

Da qui la richiesta di procedere "a un congruo numero di assunzioni, necessario a ripristinare il ruolo che l'azienda ha avuto in passato, dando un segnale inequivocabile di attenzione al mondo del lavoro e alla occupazione giovanile in particolare, riappropriandosi, anche rafforzando la rete delle filiali, della funzione di strumento essenziale per l'economia".
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