Domani è il giorno dello sciopero generale a favore degli operatori della sanità e della pubblica amministrazione al quale prende parte anche la Fsi-Usae Sardegna. La Federazione sindacati indipendenti prende una dura posizione nei confronti del ministro Dadone, che aveva giudicato l'astensione dal lavoro "inopportuna".

"Le nostre rivendicazioni - spiega la segretaria territoriale Mariangela Campus, riprendendo la lettera inviata dal segretario nazionale Adamo Bonazzi al ministro della Pubblica amministrazione - non sono fuori luogo e neanche in contrasto con il momento che viviamo. L'FSI infatti ha accolto l'invito della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali e ha spostato lo sciopero alla data del 9 dicembre 2020. Abbiamo anche inviato una serie di emendamenti sull'art. 74 e altri".

Gli emendamenti, prosegue Campus, prevedono: "Lo stanziamento straordinario per l'adozione di un provvedimento (indennità) di riconoscimento della professionalità degli operatori sanitari; un piano di immediata assunzione di personale a tempo indeterminato, in deroga ad ogni blocco; la messa a disposizione dei Dispositivi di Protezione Individuale a tutti gli operatori sanitari; il riconoscimento dell'infortunio sul lavoro per tutti gli operatori colpiti da Covid-19; lo straordinario finanziamento della revisione delle carriere del personale del comparto sanità (a fronte della crescita delle professionalità e delle competenze che la legislazione ha imposto nel settore negli ultimi venti anni, gli operatori sanitari hanno una classificazione vecchia che non ne tiene conto); la direttiva per trasformare i lavori della commissione art. 12 in un vero e proprio contratto integrativo del CCNL 2016-18 che ne recepisca i benefici con effetto immediato". E, ancora, "norme che consentano il passaggio alla dirigenza delle professioni sanitarie di cui alla legge 42 del 1999 come sviluppo di carriera professionale; il provvedimento di proroga della validità delle graduatorie del Servizio Sanitario Nazionale esistenti e di riammissione in validità delle graduatorie che risultano scadute da meno di diciotto mesi".

"Gli operatori delle professioni sanitarie - conclude Campus - sono cresciuti per effetto della normativa vigente, costretti a laurearsi, si fanno carico anche delle responsabilità connesse all'esercizio del ruolo. Hanno quindi diritto alla giusta retribuzione ma occorre partire dalla classificazione professionale. Al ministro sembra sbagliato o illegittimo? Gli operatori hanno sempre pagato il prezzo più alto. Ora diciamo basta".

(Unioneonline/s.s.)
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