"Atterriti" di fronte alle prime bozze del Dpcm nel quale è prevista la chiusura anticipata alle 18 e lo stop h24 la domenica e i festivi.

Baristi e ristoratori chiedono interventi urgenti a sostegno, ma temono comunque di non reggere all'onda d'urto di una nuova crisi. A rischio oltre 2 milioni di lavoratori.

"Inaccettabile penalizzare chi rispetta le regole ed investe", attacca Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. "Sarebbe un colpo di grazia all'occupazione, non è possibile far pagare ai ristoranti il prezzo dell'emergenza Covid, assimilando chi per rispettare le regole ha investito nella riduzione dei posti e nel distanziamento a chi invece le regole non le rispetta e crea assembramenti. Piuttosto si facciano i controlli e si chiuda chi non è in regola".

"O ci sono interventi economici seri e immediati o la ristorazione è morta", incalza il direttore generale di Fipe Confcommercio Roberto Calugi che pone l'accento sulle misure da mettere in campo subito: servono immediatamente "ristoro a fondo perduto, proroga del credito d'imposta sulle locazioni, blocco degli sfratti, cassa integrazione e sospensione delle scadenze fiscali come Ires e Irpef".

Non vogliamo entrare nel merito se sia giusto o sbagliato, dice Calugi, "ma temiamo anche che questa chiusura e questi sacrifici non produrranno i risultati sperati, perchè è evidente che gli ambiti di contagio sono altri".

All'attacco anche Gianfranco Vissani, uno dei maestri della cucina italiana: "Se il governo deciderà di abbassare le saracinesche dei ristoranti alle 18, attività come la mia che lavorano prevalentemente di sera saranno costrette a chiudere. Sarà un danno enorme per l'economia e le piccole imprese, chi ci dà i soldi per sopravvivere?".

Secondo le stime Filiera Italia i consumi alimentari fuori casa valgono 84 miliardi di euro e i ristoratori nel 2020 ne avrebbero già persi 34.

(Unioneonline/L)
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