Il nuovo assetto organizzativo della Nexive, il secondo operatore in Italia nel mercato postale dopo Poste Italiane mette in apprensione i sindacati e gli 85 lavoratori attualmente impiegati in Sardegna. La società, acquisita dal fondo tedesco Mutares, dopo mesi di silenzio ha incontrato i sindacati ma non ha mostrato alcuna disponibilità a chiarire le prospettive della società di recapiti e dei suoi dipendenti, 1400 in tutta Italia. La holding tedesca, attiva sul mercato europeo con la finalità di rilevare le imprese per facilitarne il processo di ristrutturazione, ha acquisito di recente l'80 per cento delle quote dalla società olandese PostNl.

I lavoratori, che hanno contratti part time anche di sole 4 ore, si trovano già in forte difficoltà per la cassa integrazione legata all'emergenza sanitaria, e ora attendono di sapere quali siano le intenzioni della nuova proprietà: "Vogliamo prima di tutto chiarimenti - spiega il segretario regionale Slc Cgil Antonello Marongiu - sulle uniche informazioni di cui si dispone al momento, ovvero la volontà di spacchettare la Nexive in due nuove società, una per le missive e una per i pacchi". Il timore è che il nuovo assetto sia una scusa per ripianare i debiti scaricandoli sulle spalle dei lavoratori, smembrando la società per poi rivenderla o comunque tenersi solo la parte buona ma alleggerita negli organici.

Nei giorni scorsi la Slc Cgil Sardegna ha riunito in una prima assemblea i lavoratori e, a giudicare dal clima di forte preoccupazione, appare evidente che, se a breve non si avrà qualche segnale di apertura da parte della società, verranno presto definite, insieme ai livelli nazionali, le azioni da intraprendere.

Al momento, nessuna risposta, nessuna rassicurazione e nemmeno un piano industriale è stato presentato dai responsabili del fondo nell'unico incontro con i sindacati nazionali, il 19 maggio scorso. In quella occasione erano stati chiesti chiarimenti su tempi e modi del passaggio dei dipendenti alle newco, garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali, modelli organizzativi e piano industriale. I sindacati poi, hanno sollecitato l'avvio di un percorso di confronto ma, anche in questo caso, non c'è ancora nessuna convocazione.
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