Colpita proprio mentre cercava di risollevarsi faticosamente. L'economia sarda ha dovuto attraversare l'emergenza Covid dopo un 2019 fiacco nel quale il Pil ha registrato un timido +0,2%, una crescita con intensità minore rispetto all'anno precedente. Il bilancio di fine 2020 sarà quindi al limite del disastroso, con un calo del prodotto interno lordo sardo stimato di circa il 10%.

Le previsioni arrivano dal Rapporto sulle economie regionali diffuso dalla Banca d'Italia. Dal contesto produttivo del 2019 si sono salvati in pochi: il turismo prima di tutti, che ha incassato una crescita di arrivi e presenze, ma anche la qualità del credito in costante aumento e l'edilizia.

Il coronavirus è quindi entrato a gamba tesa su un sistema regionale il lento miglioramento. "In Sardegna - spiega il direttore regionale della Banca d'Italia Giancarlo Fasano - il maggior peso delle attività legate alla filiera turistica, che riscontra un più difficile recupero dopo la fase acuta dell'emergenza, non favorisce una rapida ripresa dell'attività all'uscita della crisi. Nel medio termine, il processo di transizione dell'economia verso una minore dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili, in particolare il carbone, oltre a concorrere alla necessità di ridurre le emissioni climalteranti dell'Isola, potrebbe potenzialmente fornire un contributo alla produttività dell'economia sarda".
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