Se va in crisi anche un colosso come Hertz vuol dire che il settore è veramente sull'orlo del baratro. L'ultima notizia che ha allarmato i mercati arriva dagli Stati Uniti dove la multinazionale del noleggio auto ha annunciato che farà ricorso a Chapter 11, la procedura utilizzata negli Usa che consente alle imprese una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario.

Il coronavirus ha praticamente azzerato la domanda del colosso dell'autonoleggio nato un secolo fa con una flotta di Model T Ford. Il debito di Hertz è schizzato a circa 20 miliardi di dollari e quindi la società ha deciso di ricorrere alla procedura prefallimentare per cercare di continuare a operare con un miliardo di dollari ancora in cassa nella speranza di un'intesa con i creditori, che finora è mancata, e di una ripartenza della domanda. C'è da aggiungere che la richiesta riguarda solo la società statunitense e non le altre società della multinazionale presenti in Australia, Europa e Nuova Zelanda. Certo è che l'azienda non è riuscita a onorare i pagamenti del debito lo scorso mese e quindi ha deciso di ricorrere alla procedura Chapter 11. Anche perché ci si attendeva un intervento del governo federale americano che però non è avvenuto.

Il settore L'intero comparto, dunque, così come quello dell'auto in genere sta subendo gli effetti di un vero e proprio tsunami che si è abbattuto su immatricolazioni, noleggio con e senza conducente a causa della pandemia. Ad aprile, le immatricolazioni nell'Unione europea e nel Regno Unito sono crollate del 78% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente quando le vetture vendute furono 1,3 milioni. Il calo registrato dall'inizio dell'anno è pari al 40%, fa sapere l'Anfia, l'associazione nazionale della filiera del settore automobilistico. In Italia si registrano forse i numeri più pesanti, con una flessione delle vendite del 97% ad aprile mentre in Spagna ci si ferma al 96%. È l'effetto immediato del lockdown di due mesi. Non solo non comprano auto i privati ma si sono fermate anche le società di autonoleggio. Alla crisi di Hertz si somma quella di marchi come Uber, che ha annunciato il licenziamento di 3.700 persone dei reparti di reclutamento e assistenza clienti, a causa di una contrazione delle corse e di una riduzione di clienti. Con gli aeroporti chiusi e il traffico aereo limitato al minimo indispensabile, l'affitto di un'auto avviene solo in circostanze veramente eccezionali e le stesse società che garantiscono i noleggi non alimentano il mercato sia delle compravendite che del prestito a breve termine. E le auto restano ferme nei grandi depositi vicino agli aeroporti e ai luoghi di snodo del traffico automobilistico nazionale e internazionale. È vero che Hertz aveva già attraversato una pesante crisi nel 2008 ma sembrava essersi ripresa e navigare ora in buone acque, ma il lockdown è stato fatale. Le richieste di Anfia Per far fronte a queste difficoltà le imprese del settore in Italia lanciano un appello al Governo che però fino ad ora sembra non aver raccolto l'Sos, visto che l'ultimo decreto emanato dall'esecutivo Conte prevede numerose misure di sostegno per vari comparti ma non per quello automobilistico. Alcuni Paesi, come Francia e Germania, hanno allo studio incentivi per la rottamazione. In Italia, invece, ci si è fermati almeno per ora ad aiuti per l'acquisto di bici e monopattini. E dagli operatori si leva un grido d'allarme. "Il decreto Rilancio ha completamente ignorato l'esigenza, avvertita ovunque in Europa, di rilanciare la domanda di auto con incentivi alla rottamazione che prevedano pure l'acquisto di vetture nuove di ultima generazione con alimentazione tradizionale", ha spiegato all'Ansa il presidente del Centro Studi Promotor, Gian Primo Quagliano. "Mentre emerge ovunque con chiarezza che l'automobile è il mezzo di trasporto più sicuro per evitare il contagio da Coronavirus - osserva Quagliano - nel nostro Paese si assiste a una gara tra amministrazioni pubbliche per introdurre imitazioni alla circolazione di auto con disprezzo dell'esigenza prioritaria di salvaguardare la salute pubblica". L'Anfia sostiene invece che gli incentivi servano soprattutto per assicurare il mantenimento dell'occupazione nel settore. Ciò che preoccupa è anche il calo dell'immatricolazione di veicoli elettrici in un momento in cui molte case stavano puntando decisamente su una svolta green per aggredire nuove fasce di mercato e soprattutto per ridurre le emissioni. Le previsioni, secondo l'ultimo rapporto di BloombergNef, parlano di un calo del 18% delle vendite di auto elettriche nel 2020. Per le vetture tradizionali invece si parla di una riduzione del 23%. Ci vorranno ancora vent'anni, secondo gli analisti, per arrivare a superare la quota del 50% di auto elettriche. Nel frattempo, bisogna pensare a come risollevare il settore nel suo complesso, ma per ora non si vede la luce alla fine del tunnel a meno che il Governo non cambi rotta.
© Riproduzione riservata