Gli effetti della pandemia sono un'opportunità per migliorare l'offerta turistica valorizzando alcuni aspetti che possono aiutare la destagionalizzazione. Lo sostiene la Cna sarda (Confederazione dell'artigianato e piccole medie imprese) che col suo Centro studi ha elaborato un dettagliato dossier dove vengono evidenziati i punti di debolezza del sistema turistico sardo e vengono elaborate proposte e strategie per riconfigurare il sistema dell'offerta sui nuovi bisogni valorizzando i nuovi asset su cui puntare per attrarre nuovi flussi turistici.

Occorre valorizzare meglio il patrimonio archeologico-culturale dell'isola, che è un richiamo soprattutto per gli stranieri, anche al di fuori dei mesi estivi.

Secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia nel 2019 gli arrivi di viaggiatori stranieri in Sardegna sono stati ben 1,779 milioni, i pernottamenti quasi 13 milioni, per una spesa complessiva stimata in circa 1,12 miliardi, poco meno del 4% del Pil regionale. La crescita dal 2000 è stata vertiginosa con un dato quadruplicato, superiore sia alle regioni meridionali sia alla media nazionale.

Il dossier della Cna però evidenzia una debolezza: "Se però si guarda alle motivazioni della vacanza (sia quelli che arrivano nelle strutture ufficiali, sia quelli che decidono di pernottare in abitazioni private), emerge come la Sardegna sia tra le regioni italiane tra quelle con la maggiore polarizzazione nelle scelte dei turisti, ad indicare un'immagine fortemente caratterizzata. In base agli ultimi dati disponibili, relativi al 2018, solo il 2% dei visitatori stranieri presenti nell'Isola era infatti motivato da ragioni culturali (77% mare, 7% enogastronomia e agriturismo), a fronte di percentuali superiori al 50% in Sicilia e Campania".

Eppure nel 2018 sono stati censiti in Sardegna 290 tra musei, siti archeologici, aree monumentali, privati e pubblici, un dato che pone l'Isola all'ottavo posto tra le regioni italiane, prima regione del Mezzogiorno, persino sopra la Sicilia (260) e la Campania (233). Seguono, tra le regioni meridionali, la Calabria (166) e la Puglia (164). Secondo Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale della Cna Sardegna "occorre aumentare la quota del turismo internazionale con una strategia più efficace che crei percorsi narrativi allettanti, piattaforme web, percorsi per il turismo itinerante culturale, naturalistico e sportivo e naturalmente migliorando le infrastrutture di trasporto locale".
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