Atelier chiusi, cucitrici spente, sfilate annullate, cerimonie rimandate. E fatturati azzerati.

Per la moda artigiana della Sardegna e della produzione degli accessori, 270 realtà con 553 addetti, l'impatto della quarantena è stato pesante. E ancora più dura si sta rivelando la ripartenza, tra crisi di liquidità, spese da affrontare e gestione della sicurezza aziendale.

"La voglia di ricominciare è tanta - commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - ma tutto questo è possibile solo se ci saranno interventi straordinari per salvare il comparto: ci arrivano anche tante segnalazioni di imprese che stanno facendo i conti con i mancati incassi di una stagione che temiamo non possa ripartire".

Nell'epoca pre-Covid, il settore isolano dell'abbigliamento, tessuti, calzature e accessori, poteva contare su 325 imprese, di cui 270 artigiane.

Nel 2019, verso i mercati esteri, le creazioni del "fashion sardo" hanno prodotto un valore di oltre 22 milioni di euro.

Dal monitoraggio che Confartigianato Sardegna ha effettuato durante i due mesi di lockdown emerge come molti imprenditori hanno usato il tempo per studiare, aggiornarsi, scambiarsi idee, usando le "comunità di settore", mantenendo il contatto con la propria clientela attraverso i webinar.

"Tanti di loro si sono anche "reiventati" per sopravvivere per affrontare i mancati incassi, producendo mascherine e camici - sottolinea Matzutzi - ma la verità che è che tutte le realtà hanno nei magazzini intere collezioni invendute e, ad ora, inservibili".

(Unioneonline/F)
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