C'è un piccolo paese di 460 anime, sulle sponde del lago Omodeo, dove si costruiscono cose speciali e si lotta strenuamente contro la desertificazione. Si chiama Nughedu Santa Vittoria, e qui, nell'arco di tre anni, si è svolto un progetto unico a livello nazionale che ha messo insieme studenti, studiosi, amministratori e gli abitanti del luogo, del circondario e di tante parti dell'Isola. Un progetto - coordinato dal collettivo Sardarch con un'azione dal basso - per raccontare, analizzare e approfondire i fenomeni dello spopolamento, "inventare" proposte e soluzioni, trovare opportunità di sviluppo, coinvolgere i territori, valorizzare i prodotti e le attività locali. Sabato 29 febbraio sarà l'occasione per tirare le fila di questo cammino, durante l'evento "Spop Lab, si riparte da qui!", in programma dalle 10 all'Ex Oratorio di Nughedu Santa Vittoria. Si comincia con la presentazione di un film di Andrea Marchese, con il regista, gli attori, gli scenografi, gli sceneggiatori, i fonici e tutte le persone che hanno preso parte alla prima esperienza di cinema comunitario delle aree interne, prodotta da Sardarch in collaborazione con il Comune di Nughedu Santa Vittoria, la Fondazione di Sardegna e Nuova Trinacria Cinematografica. Sardarch (società cooperativa creata dall'ingegnere edile-architetto Matteo Lecis Cocco Ortu e dell'architetto-urbanista Nicolò Fenu) è un collettivo di progettazione e ricerca, che studia fenomeni di trasformazione urbana e territoriale e propone strategie di intervento con la partecipazione attiva dei cittadini. «Promuoviamo il diritto alla città e una dimensione etica del progetto compartecipato, puntando a un impegno civile e un'urbanistica collaborativa. In questo caso - spiegano - abbiamo coordinato tutte le attività del progetto e, insieme a tutti i partecipanti, abbiamo provato a capire come intercettare le politiche pubbliche e rivitalizzare le risorse latenti presenti nel territorio».

Ma cos'è Spop? «È una piattaforma di ricerca che studia lo spopolamento delle aree interne come uno dei fenomeni che maggiormente influenzeranno lo sviluppo della Sardegna nel prossimo futuro. Il progetto si è articolato in differenti fasi, la prima ha visto la pubblicazione della ricerca "Spop. Istantanea dello spopolamento in Sardegna", un libro uscito nel 2017, cofinanziato dalla Fondazione di Sardegna e edito da Lettera Ventidue, che offre un'istantanea della Sardegna contemporanea attraverso infografiche, testi, geomappe e fotografie». Nel volume, che ha riscosso un notevole successo, oltre ai numeri - nell'arco di una cinquantina d'anni è prevista la scomparsa di 31 paesi sardi, ma già ora il problema tocca oltre 250 comuni - vengono anche esplorate alcune risposte che la società sta offrendo, in modo più o meno esplicito, allo spopolamento, con esperienze che spaziano dai temi della cultura diffusa e dell'economia locale di prossimità al rapporto con le migrazioni. Il campus Nei novenari sul lago Omodeo - le chiese campestri medievali con annessi gli alloggi per i pellegrini - luoghi ricchi di storia e strettamente legati alle comunità di appartenenza, Sardarch ha creato «spazi di apprendimento collettivo e di costruzione di forme di democrazia nuove, in cui la partecipazione della cittadinanza è il cuore di un processo che coinvolge studenti, esperti, ricercatori e professionisti per costruire insieme degli scenari di sviluppo locale che partano dalle risorse del territorio per creare opportunità di lavoro». "Spop Campus Omodeo" è una comunità di apprendimento «in cui si è dato vita a un workshop di discussione e progettualità, nelle tre edizioni hanno partecipato 50 studenti, selezionati tramite una manifestazione di interesse, per lo più giovani professionisti e neolaureati provenienti da percorsi formativi differenti (architettura, urbanistica, sociologia, economia, antropologia) divisi in gruppi di lavoro accompagnati da tutor e da decine di relatori che hanno condiviso con loro le giornate.

«Le proposte per convivere con lo spopolamento, trasformandolo in opportunità di sviluppo, non possono che essere territoriali e coinvolgere le unioni dei comuni, in questo caso quelle del Barigadu e del Guilcer che già sono organizzate intorno a un unico Gal e a una programmazione territoriale unitaria», spiegano Cocco Ortu e Fenu. «La filosofia di base dei laboratori è quella della co-produzione e co-design dei servizi attraverso gruppi multidisciplinari composti provenienti da formazioni diverse. L'obiettivo generale della metodologia è utilizzare la creatività come piattaforma di innovazione sociale e la partecipazione dei cittadini del luogo costruendo una nuova narrativa o storytelling collaborativo». Tutto è ruotato intorno ad alcune tematiche principali: il buon cibo e l'agricoltura, il turismo e la cittadinanza, le forme di welfare di comunità e di accoglienza rispetto ai migranti, le cooperative di comunità e i servizi per l'invecchiamento attivo. Su questi canali sono state pensate reti di reciproca utilità, piccole filiere, esperienze, strategie di resilienza. Un ruolo particolare ha avuto Nughedu Welcome, l'associazione che cura il progetto di accoglienza diffusa nel Barigadu (per informazioni vedere il sito Internet), che si è occupata di tutti gli aspetti legati al vitto per i partecipanti. Con la collaborazione di Marianella Sclavi, sociologa, docente di Etnografia urbana al Politecnico di Milano, esperta di ascolto attivo e gestione creativa dei conflitti, è stato curato in particolare il coinvolgimento di partecipanti del territorio, anche grazie al contributo dell'arte intesa come poesia, danza, fotografia e illustrazione. Tutte le giornate sono state riprese e accompagnate dal racconto di un regista, di un disegnatore e un fotografo che hanno coordinato la comunicazione in diretta dal campus con video, grafiche e illustrazioni condivise attraverso i canali social istituzionali dell'associazione Sardarch.

Un'altra protagonista è stata Silvia di Passio, 31 anni, esperta di innovazione sociale, sviluppo locale ed educazione non formale, originaria di un piccolo paese della Valle di Comino (in provincia di Frosinone), selezionata da Sardarch come animatrice di comunità e attivatrice di risorse all'interno del progetto, che si è trasferita sul lago Omodeo dallo scorso settembre in una residenza temporanea messa a disposizione dal Comune. "In questi mesi - spiega la community manager - abbiamo ascoltato i sogni delle persone, trasformandoli in possibilità, abbiamo osservato i luoghi, cercando di immaginarli come luoghi delle possibilità. Abbiamo accolto cittadini temporanei che hanno lasciato la loro impronta, abbiamo viaggiato prendendo l'aereo e restando fermi, consapevoli che i nostri paesi esistono finché sappiamo immaginarci in cambiamento e in rete. Ora Nughedu riparte da qui, con nuove consapevolezze, competenze e fiducia nelle proprie possibilità, questo è il momento in cui percorso si trasforma, si snoda in vari cammini e lascia spazio a nuovi progetti".
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