"Inutile investire su posti di lavoro al servizio della guerra: i traffici bellici sono sconvenienti anche dal punto di vista economico".

Abbassatisi provvisoriamente i riflettori sulla Rwm di Domusnovas (colpita da forti riduzioni di personale causate dalla perdita della commessa con l'Arabia Saudita per decisione del Governo) l'associazione pacifista Sardegna Pulita guarda ai problemi della Rheinmetall Spa di Roma, altra filiale del colosso tedesco degli armamenti Rheinmetall Defence, per dimostrare il proprio assunto: da alcuni giorni infatti l'azienda romana è soggetta a forti proteste e contestazioni per l'accertata fornitura di cannoni da guerra "Oerlikom" alla Turchia, Paese che si è guadagnato il biasimo mondiale per il recente e sanguinoso attacco alla confinante Siria.

Una situazione che ha portato il Governo italiano, per bocca del ministro degli Esteri Di Maio, a prendere subito posizione annunciando, qualche giorno fa, lo stop ad ogni fornitura bellica destinata ad Ankara. Per la fabbrica bellica romana potrebbe dunque prospettarsi lo stesso scenario patito da quella sarda con eventuali forti cali di ordinativi e conseguenti rischi di esubero per il personale.

"Anche al di là di ogni considerazione di carattere morale - recita una nota del portavoce Ennio Cabiddu - sembra non convenire il fatto di pianificare attività imprenditoriali legate al settore bellico: tutto può essere vanificato all’improvviso da scelte geopolitiche incontrollabili da parte dell'imprenditore o a causa del fatto che altrettanto improvvisamente possa scoppiare la voglia di pace. Ecco perché occorre insistere - è un altro dei passaggi - per una riconversione verso attività che soddisfino i bisogni reali dell’umanità tra i quali, a nostro avviso, non può certo trovare posto la guerra".
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