Sembra essersi esaurita la linea di credito aperta dai sindacati della Funzione Pubblica all'indomani dell'annuncio sulla possibilità che la Regione si sostituisca all'Aias per pagare gli stipendi correnti ai dipendenti a partire da luglio 2019.

La possibilità paventata dell'assessore Nieddu ("Prendiamoci 72 ore per valutare il percorso normativo") aveva avuto il merito di far sospendere il presidio fisso al Consiglio Regionale che durava da una settimana e di mettere in standby anche l'imminente sciopero generale. Da allora è trascorso però un mese e la vertenza registra ancora 10 mensilità arretrate.

Languono inoltre i lavori della commissione regionale d'accertamento sui debiti e crediti dell'Aias così come quelli del tavolo tecnico istituito dall'assessorato alla Sanità. Abbastanza per l'Unione Sindacale di Base per chiedere "la revoca della convenzione a un'azienda che ha ampiamente dimostrato di non sapere adempiere ai propri obblighi contrattuali" e "il rispolvero del progetto Sas Domos con cui potersi prendere carico di personale e pazienti dell'Aias".

Anche i sindacati confederali sono sul piede di guerra. Il segretario regionale della Cgil Fp Roberta Gessa parla di "situazione vergognosa" annunciando "prossime e forti proteste che si stanno valutando con i lavoratori".

Partendo dal presupposto che "il presidente Solinas è subito andato oltre Sas Domos (l'azienda pubblico - privata che avrebbe dovuto sostituire l'Aias)" il collega della Cisl Fp Davide Paderi chiede di "affrontare finalmente il problema in maniera strutturale dato che per numeri e gravità quella dell'Aias è la vertenza più importante in Sardegna".

Lo sciopero che i sindacati avevano messo in attesa potrebbe già essere dunque dietro l'angolo.
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