Dopo 170 anni cala il sipario sul carbone del Sulcis. Con l'inizio del nuovo anno si è chiusa ufficialmente l'attività produttiva della Carbosulcis, ultima miniera di carbone in Italia. Chi lavora nel sottosuolo sa che già da due anni il taglio e l'estrazione erano fermi, ma la data del 31 dicembre 2018 resterà come la fine definitiva del giacimento di lignite.

“Sono stato male quel giorno, si è consumata la fine di una parte di storia che riguarda ognuno di noi, qui nel Sulcis - dice Sandro Mereu, 60 anni, di Bacu Abis, minatore in pensione - mio padre era minatore, così come i miei nonni. È il Dna del nostro Sulcis, non si smette mai di essere minatori. Io, che ero delegato sindacale, ho firmato l'accordo per la chiusura: era inevitabile, la Commissione europea non ha lasciato alternative. Fa rabbia che siamo arrivati alla chiusura senza ancora un'alternativa concreta per mantenere produttiva l'azienda. Eppure le potenzialità non mancano: ci riescono in altre parti del mondo, dobbiamo riuscirci anche noi”.

Il Sulcis aveva iniziato a sfruttare il giacimento nel 1853, prima concessione a Bacu Abis. Nel periodo d'oro lavoravano per le miniere del territorio circa 18 mila persone, con il passare del tempo quella di Seruci diventò la più importante e all'avanguardia.

Il piano di chiusura, concordato da Regione, Governo e Ue, prevede dal 2018 al 2027 la messa in sicurezza e riconversione della miniera.

I dipendenti a oggi sono 160, e si calcola che tra nove anni si arriverà a circa 60 unità. Fra le attività da portare avanti la messa in sicurezza delle gallerie, le bonifiche dove necessario, e poi gli investimenti della Regione (azionista unico della Carbosulcis) che ha puntato verso la ricerca, la tecnologia e l'innovazione con una serie di progetti, fra cui il progetto Aria, per la distillazione criogenica degli isotopi per la ricerca dei gas rari, o ancora il brevetto per la lisciviazione del carbone, da cui si ricavano fertilizzanti per l'agricoltura, gli studi sull'alga spirulina, il confinamento dell'anidride carbonica in sottosuolo.

“Speriamo che si realizzi qualcosa di importante - dice Fulvio Sirigu, 32 anni, dieci anni tra coltivazione e tracciatura in sottosuolo, ora si occupa di prevenzione e protezione - al momento non ci sono certezze sulla riconversione ma dobbiamo essere positivi e mettere il massimo impegno nelle attività che ci sono da fare”.
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