Anticamente la barba era il segno distintivo dei sovrani e degli dei, tanto che nell'Egitto di un tempo solo il faraone poteva portarla. In Grecia invece essere barbuti era tipico degli uomini maturi, saggi e la barba veniva sfoggiata dai filosofi. Proseguendo il nostro viaggio nella storia, per gli ebrei tagliarla del tutto era un atto sacrilego mentre nell'Europa del Seicento barba e baffi, arricciati e appuntiti, furono l'emblema della ricercatezza di quell'epoca. Infine, come dimenticare le pelurie abbondanti, portate come segno di ribellione alle convenzioni borghesi da hippie e figli dei fiori pochi decenni fa?

Insomma, la barba è stata spesso un elemento di distinzione ed è tornata ad esserlo ultimamente, come dimostrano i tanti barbuti che ritroviamo tra la gente comune e anche tra i cosiddetti vip. Oggigiorno, infatti, pizzi, mustacchi e altro sono tornati a essere un modo per sfoggiare la propria personalità, per esprimere un proprio stile e, perché no, per concedersi il vezzo di sottolineare la propria virilità quasi a riprendere quanto detto più di cinquecento anni fa dal barbuto William Shakespeare: "Uomo senza barba è men che uomo".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Tralasciando le esagerazioni dei poeti, se avete voglia di sapere tutto, ma proprio tutto, sull'universo della barba "A ciascuno la sua barba" (Hoepli, 2019, pp. 112, anche e-book) sembra fatto apposta per accontentare tutte le curiosità e i dubbi.

Primo fra tutti il dubbio che essere barbuti sia un segno di trascuratezza. Lo è se la barba la si improvvisa come ci racconta l'autore del volumetto, Jean Artignan, da anni curatore di uno dei maggiori blog europei dedicati a barbe, baffi, alla loro storia e alla loro "manutenzione". Viceversa, avere la barba significa soprattutto prendersene cura e prenderci cura di noi stessi perché diventerà parte del nostro modo di presentarci agli altri. Per questa ragione, il libro, oltre ad offrire mille consigli su come accudire la nostra peluria e la pelle sottostante, ci dice prima di tutto che la barba ci identifica allo stesso modo con cui lo fa una rasatura perfetta, magari fatta da uno dei tanti barber shop sorti dopo anni in cui i barbieri sembravano una specie estinta. Quindi attenzione a scegliere una barba con pizzo e baffi ricurvi alla Salvador Dalí se questa non ci rappresenta o semplicemente ogni mattina non abbiamo voglia di arricciare il tutto con una piastra per capelli. Oppure a pretendere una barba da profeta per poi trattarla come un giardino abbandonato dal giardiniere.

Alla fine, anche in questa cosa ci vuole stile, tempo e un poco di abnegazione. E magari quel pizzico di fiducia nel proverbio: "Una bella barba rifà una brutta faccia".
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