Temuta e rispettata come una regina guerriera, Donna Lucia Delitala Tedde è vissuta nel periodo della guerra di successione spagnola. Era la donna mascherata in cui la matrice fuorilegge si intersecava col sentire patriottico. Con le sue gesta spinse il popolo a reclamare la propria libertà.

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IL RITRATTO - Guerriera e ribelle, dipinta dagli storici come “più simile a un uomo che a una donna”, Donna Lucia Delitala Tedde, nobile fuorilegge, è fra le figure femminili più curiose vissute in Sardegna nella prima metà del Settecento.

Così la descriveva il viceré Carlo Amedeo Battista di San Martino d’Agliè di Rivarolo, in una lettera al re Carlo Emanuele III: «Non si è voluta sposare per non dipendere da un marito, secondo quanto lei stessa afferma. Ha due mustacchi da granatiere e usa le armi e il cavallo come un gendarme».

Lucia nasce il 29 maggio 1705 a Nulvi, nel Regno di Sardegna, dove i Delitala hanno edificato la chiesa Beata Vergine Assunta. È figlia di una famiglia potente divisa in due fazioni: una filo asburgica e l’altra legata ai Borbone. Alcuni membri della casata Delitala erano imprigionati, due condannati a morte e molti si erano dati alla macchia. La piccola Lucia cresce così, tra spade, duelli e il sibilo delle schioppettate. La tradizione popolare la descrive come una bambina dedita a scherzi crudeli e a giochi violenti. Si diceva catturasse i gatti per sgozzarli e rivenderli al mercato, e pare utilizzasse le forbicine per tagliare le sontuose vesti delle dame che si recavano in chiesa: una punizione alla loro vanità.

La chiesa Beata Vergine Assunta, a Nulvi, fondata dalla famiglia Delitala-Tedde
La chiesa Beata Vergine Assunta, a Nulvi, fondata dalla famiglia Delitala-Tedde
La chiesa Beata Vergine Assunta, a Nulvi, fondata dalla famiglia Delitala-Tedde

LA BANDITESSA - Dopo la dominazione spagnola, l’Isola passa nel 1718 nelle mani dei piemontesi. I nuovi governanti, impegnati nella lotta senza quartiere per portare ordine nella regione della Gallura, ingaggiano una caccia all’uomo nel tentativo di debellare il brigantaggio. Lucia, erede di un ricchissimo patrimonio e designata dal padre don Francesco a comandante delle sue armate, stringe alleanza con il bandito Giovanni Fais di Chiaramonti, creando un potente esercito in grado di contrastare le fazioni rivali e fronteggiare l’offensiva sabauda. Temuta e rispettata come una regina guerriera, Lucia comanda gli uomini ed è mandante e autrice di stragi ed eccidi. È banditessa, ma non abita nei boschi, risiede ospite di lussuose ville.

Così la descrive lo studioso Franco Fresi: «Donna Lucia era nata così, senza paura, abituata a lottare. Non era una Robin Hood in gonnella, perché rubava ai ricchi ma non donava ai poveri, che assoldava invece nel suo esercito».

Un carattere aspro e forte, dunque, ma che le valse il merito, come narrato dal medico drammaturgo Enzo Giacobbe, di scuotere il popolo dall’indolenza spingendolo a reclamare la libertà. E anche dopo la sua morte leggendaria – per alcuni avvenuta in un agguato, per altri nel proprio letto per mano di una serva ostile – il popolo sardo avrebbe continuato a lottare.

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