Una svolta inattesa è arrivata poche ore fa nel caso di Willy Branchi, il 18enne di Goro (Ferrara) trovato morto nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1988 sull'argine del Po.

La Procura ha iscritto nel registri degli indagati un sacerdote, ascoltato e accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero.

Il sospetto è che sappia qualcosa su quel delitto ma abbia sempre taciuto e, magari, mentito.

L'ORRORE - Il corpo di Willy - il suo vero nome era Vilfrido - viene recuperato pieno di lividi, nudo. In faccia i segni di un chiodo, del tipo usato per uccidere i maiali con l'apposita pistola.

Gli inquirenti seguono subito la pista della pedofilia, secondo loro il giovane era finito in un giro che comprendeva anche nomi di spicco della zona, personaggi in vista, insospettabili, che adescavano i ragazzi nei luoghi di ritrovo e li portavano in campagna, dove poi abusavano di loro dietro pagamento in denaro o regali. Forse Willy aveva deciso di raccontare cosa accadeva e di fare nomi e cognomi.

LE INDAGINI - Viene indagato Valeriano Forzati, un uomo che aveva ucciso 4 persone e a sua volta era stato massacrato in carcere a Buenos Aires.

La sera del 29 settembre qualcuno l'ha visto in pizzeria con Willy. Poi però quella pista viene abbandonata e Forzati viene prosciolto.

La famiglia della vittima non si arrende e nel 2015 il corpo viene riesumato per accertare se prima di morire Willy si è difeso e se addosso avesse ancora le tracce biologiche del suo assassino. Poi il pm indaga altre due persone - un 77enne e don Tiziano Bruscagin, che all'epoca era il prete di Goro - e infine chiede l'archiviazione. I parenti però si oppongono e il gip di Ferrara accoglie la loro richiesta ordinando nuovi accertamenti.

E nell'ambito di questi si chiamano a testimoniare diverse persone. Tra queste c'è anche il religioso finito ora nel registro degli indagati.

(Unioneonline/s.s.)
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