Sette attiviste che si sono battute per il diritto di guida per le donne in Arabia Saudita - concesso lo scorso settembre nell'ambito delle riforme promosse dal principe ereditario Mohammed bin Salman - sono state arrestate con l'accusa di aver contattato "in modo sospetto" soggetti stranieri e reclutato alti funzionari in "posizioni di governo sensibili".

Tra loro anche Eman al-Nafjan e Loujain al-Hathloul, note per il loro impegno nella battaglia per i diritti femminili.

Secondo i servizi di sicurezza, le persone arrestate avrebbero fornito aiuto finanziario a individui "ostili" all'estero con l'obiettivo di minare la sicurezza e la stabilità del regno del Golfo.

Intanto manca poco più di un mese al 24 giugno, giorno in cui diventerà operativa la revoca del divieto di guida per le donne nel Paese mediorientale.

Un provvedimento promosso all'interno di programma di riforme, sociali ed economiche, voluto dal principe ereditario per modernizzare il regno e denominato "Vision 2030".

Resta in vigore il cosiddetto "principio del guardiano", in base al quale le donne devono comunque essere accompagnate in tutte le loro attività fuori casa da un parente maschile.

In Arabia Saudita sono già state create autoscuole in cinque città, tra cui la capitale Riad.

Anche le donne che hanno ottenuto la patente all'estero potranno "regolarizzare" la loro posizione

attraverso un nuovo esame di guida.

(Unioneonline/F)

RIVOLUZIONE IN ARABIA, ANCHE LE DONNE POTRANNO GUIDARE:

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