A cinquant'anni dalla scomparsa di Don Lorenzo Milani, che ha lottato affinché la scuola offrisse pari opportunità indipendentemente dalla condizione economica degli studenti, nel sistema scolastico nazionale le diseguaglianze continuano a condizionare il rendimento degli alunni.

Lo dicono i numeri contenuti nell'VIII Atlante dell'infanzia a rischio, stilato da Save the Children, che analizza il rapporto tra povertà e istruzione.

La Sardegna, si legge nel dossier, è la seconda regione in Italia - con la Campania - per numero di ragazzi che, in condizioni di disagio, hanno lasciato precocemente la scuola (il 18,1% su un tasso nazionale del 13,8%).

Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, l'Isola è colpita da un tasso di abbandono del 5,4%, il più alto in Italia, su un dato nazionale del 4,3%, mentre il tasso di dispersione nelle scuole medie è dello 0,9%, contro lo 0,83% del resto d'Italia.

Non sono le uniche cifre sconfortanti del rapporto: quintuplicate le famiglie con minori in povertà assoluta, sempre più invecchiata la popolazione, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini (con picchi sull'Isola nelle province di Carbonia Iglesias, Oristano e Medio Campidano, rispettivamente con 246, 243 e 223 anziani ogni 100 bambini), alunni e studenti sempre più scoraggiati dagli effetti della crisi.

E NEL MONDO? - La correlazione tra la condizione socio-economica e il successo scolastico in Italia è più forte che altrove.

Nel nostro Paese l'incidenza di bocciati nelle scuole con studenti in condizioni di disagio, rispetto alle scuole con alunni più agiati, è di 23 punti percentuali più alta: nei paesi Ocse la differenza media è del 14,3%.

GLI STRANIERI - L'inasprimento delle condizioni di povertà ha colpito, soprattutto, le famiglie numerose, con genitori giovani, di recente immigrazione. Una famiglia di origine straniera con bambini su tre vive in povertà assoluta.

Il peggioramento della situazione economica è confermato dall'incremento dei minorenni in povertà relativa che nel 2016 hanno raggiunto il 22,3% (+20,2%) .

GLI SCORAGGIATI - La crisi economica rischia di avere un effetto negativo anche sulla motivazione degli studenti: la mancanza di lavoro e prospettive tra gli adulti di riferimento ha generato sfiducia in molti bambini e adolescenti, aumentando il rischio del fallimento formativo.

In Italia meno di un giovane laureato su due ha un lavoro (nell'Unione Europea il 71,4% di chi ha terminato l'università trova un'occupazione, in Italia appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7%): non sorprende, dunque, che gli "scoraggiati" tra i 15 e i 34 anni, i quali pur dichiarandosi disponibili a lavorare hanno smesso di cercare un'occupazione, siano cresciuti del 43% in dieci anni, raggiungendo quota 420mila.

Tra questi, 340mila si trovano nel Sud.

(Redazione Online/D)

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