S iamo immersi in una strana dimensione, la crisi più acuta del coronavirus coincide con la svolta che sta arrivando, il vaccino. La seconda ondata di Covid-19 viaggia con un balzo scientifico straordinario, un vaccino in meno di un anno (il nuovo coronavirus fu ufficialmente segnalato dalla Cina all'Oms il 31 dicembre del 2019), è un record e non a caso chi arriva prima è l'America. È il mix virtuoso di democrazia, libero mercato e il programma Warp Speed varato dall'amministrazione Trump, che ha permesso il raggiungimento di questo obiettivo. Ci salveranno, ancora una volta, gli americani.

La crisi sta per voltare pagina, entreremo nel “new normal”. Non sarà un ritorno al passato, ma l'ingresso in un mondo profondamente cambiato, software e hardware sono stati modificati, il codice sorgente della nostra società non sarà più lo stesso. Siamo tra la fine di un'era e un nuovo inizio, in quel limbo che segna la lotta shakespeariana tra il giorno e la notte. La pandemia ha svelato la differenza tra l'Homo Faber e gli altri, le persone che fanno e quelle che chiacchierano. Il vaccino anti-coronavirus sarà una delle pietre miliari del nostro viaggio nel tempo.

La forza della seconda ondata coincide con una ricaduta pesante sull'economia. Il rimbalzo della produzione del terzo trimestre sarà frenato dai lockdown della fine dell'anno e dell'inizio del 2021. Solo la Cina avrà un Pil positivo alla fine del 2020. Le politiche di spesa finora adottate servono a frenare la caduta, ma sono un artificio.

P er la piena ripresa serve la riattivazione delle imprese, dei consumi, il ciclo pieno del mercato. Per raggiungere questo obiettivo serve la più grande campagna di vaccinazione della storia dell'umanità. Un'operazione titanica, il percorso del vaccino: fase uno, studi pre-clinici sugli animali; fase due, test clinici su piccoli gruppi di volontari; fase tre, test su scala più grande per consolidare i dati sulla sicurezza e efficacia del vaccino. Giunti al terzo stadio, parte l'approvazione da parte delle autorità sanitarie. Subito dopo, comincia la produzione e distribuzione del vaccino ai governi, i quali a loro volta procedono all'acquisto, alla conservazione e alla somministrazione alla popolazione. È un percorso che di solito impiega tra i 5 e i 10 anni. Nel 2020 questo rally è stato compiuto in un solo anno.

Assistiamo, dopo tutto quello che è successo, ancora a dibattiti surreali tra i virologi in tv, a divergenze profonde tra governo e Regioni, abbiamo visto la penosa storia della scelta del commissario della Sanità in Calabria. Una gran perdita di tempo. Il mondo va oltre le baruffe d'Italia. Il vaccino è l'agente del nuovo risiko geopolitico, gli Stati Uniti hanno piazzato un colpo, ma la Cina arriverà presto e parte da una posizione forte perché è già fuori dalla fase più intensa della crisi economica, Xi Jinping punta al primato, il problema numero uno della prossima amministrazione Biden.

La corsa è cominciata. L'Unione europea, secondo Reuters, spenderà per il vaccino americano di Pfizer-Biontech e quello tedesco di CureVac 10 miliardi di dollari. Dobbiamo incrociare le dita. L'Italia poteva evitare l'impatto così forte della seconda ondata, avevamo tutti i dati disponibili, consumato una drammatica esperienza, ma dalle mascherine (che mancavano) alla riapertura delle scuole (milioni buttati per i banchi a rotelle), dai trasporti (altri sprechi, i monopattini) al sistema di test (le carenze gravi sui tamponi), tracciamento (il fallimento dell'app Immuni) e trattamento (carenza di strutture sanitarie efficienti sul territorio), siamo riusciti a fare peggio. E siamo ancora al commissario Arcuri. Si occuperà anche del vaccino, gli auguriamo di far meglio di quanto abbiamo visto finora. La mappa della mortalità della Johns Hopkins University lo testimonia, ancora oggi: dopo Messico e Iran, l'Italia è al terzo posto di questa triste classifica, insieme al Regno Unito.

La ripresa ha prenotato il 2021 e ci sarà, ma lo scenario economico sarà diverso, il boom degli acquisti online durante le festività ne sarà la prova. Il Covid-19 ha surfato sui network della contemporaneità, spezzandoli. Ha quasi distrutto il trasporto aereo e quello terrestre, messo in ginocchio l'industria del turismo e del tempo libero, cambiato per sempre gli stili di consumo, spinto la digitalizzazione del commercio, favorito gli oligopoli della Rete, reso precario il sistema educativo a tutti i livelli. Il videogame dell'umanità ha cambiato schermata.

Papa Francesco, in un messaggio rivolto ai giovani economisti riuniti a Assisi, ieri ha detto che «passata la crisi sanitaria che stiamo attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Non dimenticatevi, da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio. Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l'opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune». Parole sante, ma il mondo non è fatto di santi.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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