L a storia di un pastore sardo per noi è sempre fonte di speciale attenzione. I pastori sono i custodi della tradizione, pascolano il gregge che ci riconduce alle più remote e autentiche origini del nostro popolo. Il pastore si chiama Angelo Becciu, il gregge siamo noi, il pascolo è la Chiesa sarda, il dominio è quello del Papato. Angelo Becciu è nato a Pattada nel 1948, è il figlio esemplare di una famiglia umile e fiera, ama il suo paese e la diocesi di Ozieri a cui appartiene. Come ogni buon pastore, egli è naturalmente cosmopolita, così entra nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1984, serve il suo Re come un soldato in giro per il mondo, combatte per tre Pontefici: Karol Wojtyla, Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio. Il 28 giugno del 2018 Papa Francesco lo ordina cardinale. Pattada è in festa, Ozieri applaude, la Sardegna è orgogliosa per l'ascesa in Vaticano di uno dei suoi figli.

Quel pastore diventa custode degli affari generali della Segretaria di Stato, svolge compiti delicati per il Pontefice e poi diventa prefetto della Congregazione delle cause dei santi. È uno degli uomini più ascoltati dal Papa. Improvvisamente, una mattina, quel pastore che per 36 anni ha servito tre Papi diventa un reietto: Francesco lo invita a dimettersi. Che cosa è successo? Nel classico gioco di fumo e specchi degli intrighi vaticani, riemerge la gestione delle finanze della Santa Sede, dunque ecco su l'Espresso la storia dell'acquisto di un palazzo a Londra, il versamento di una somma di 100 mila euro alla Caritas di Ozieri e l'aver favorito una cooperativa del fratello.

B ecciu non è indagato e a usare la logica (materia rara) ci sono cose che consigliano prudenza nel trarre conclusioni e battere strade piene di buche. In 36 anni di servizio Becciu avrebbe macchiato la sua porpora per questo? E a che scopo? Il dossier sull'acquisto del palazzo a Sloane Avenue è la classica operazione immobiliare che come tante finisce in perdita e se c'è qualcuno che ha provato a farci la cresta di sicuro non è Becciu. L'accusa di peculato per i fondi dell'obolo di San Pietro versati alla Diocesi di Ozieri appare surreale, Becciu aveva non solo tutto il diritto di farlo, ma questo rientra negli scopi caritatevoli della Chiesa. Sei di Pattada, aiuti i vescovi sardi. Vale per ogni cardinale e vescovo, fino al parroco del piccolo paese. La Chiesa funziona così da duemila anni, è il principio del prossimo, del vicino, della fratellanza e della carità.

Il buon senso è sempre la via maestra per valutare una storia e fino a questo punto noi vediamo un quadro così: sei cardinale, un uomo del conclave, sei una delle figure più influenti del Vaticano con relazioni internazionali di altissimo livello, sei l'uomo di fiducia del Papa (che non a caso chiamò Becciu a seguire i dossier più delicati, da Vatileaks alla crisi dell'Ordine di Malta), hai le carte in regola per aspirare un domani all'elezione al soglio pontificio e butti tutto per il mattone, quattro soldi e i nepotismi? La storia francamente non sta in piedi.

Becciu ha reagito da sardo, non si è chiuso in un silenzio che sarebbe suonato come un'ammissione di colpevolezza, ma ha respinto ogni accusa e ribadito la sua fedeltà al Papa. Non poteva fare altro che questo, per il buon nome della sua famiglia e della sua terra. Significativa è la reazione dei vescovi sardi di “vicinanza” a Becciu e in “comunione” con il Papa. Con tutto il rispetto per gli Sherlock Holmes che sono all'opera in queste ore, ma uno che è nato a Pattada e da là ha scalato i vertici della Chiesa queste stupidaggini non le fa. Il testo di questa pagina da mediocre thriller vaticano è chiaramente un altro: c'è una guerra oltre Tevere.

La reazione del Papa è comprensibile sul piano umano, Bergoglio è un uomo come tutti e più di tutti ha il peso della storia sulle sue spalle, porta la croce della Chiesa su un cammino impervio, in un momento di crisi e ricerca di un nuovo inizio, predica spesso nel deserto della curia romana che non conta sul piano geopolitico, ma ne resta “vertex et fundamentum”, vertice e fondamenta, sorgente e origine di tutte le altre chiese (leggere il bellissimo saggio “Papal Primacy”, di Klaus Schatz). In Occidente secolarizzazione e relativismo hanno mutato la presenza della Chiesa cattolica a testimonianza e “minoranza creativa” (conio di Papa Ratzinger), l'evangelizzazione punta su altri mondi e popoli in cerca di fede e speranza, quella di Francesco è una sfida immane. Becciu ne porta (va) il peso insieme a lui, lo aiuta (va) in questa prova titanica, traduceva in azione temporale ciò che è necessario per la missione spirituale. Per questo il Papa si è sentito tradito e ha agito con quella fretta che - anche per lui - è nemica della perfezione.

Le dimissioni di Becciu sono un danno enorme in una settimana delicata per il Vaticano: il 29 settembre arriva in missione in Vaticano Moneyval, l'organismo del Consiglio d'Europa che monitora il riciclaggio di denaro sporco, il 29 e 30 settembre sarà a Roma Mike Pompeo, il segretario di Stato che sulla prestigiosa rivista americana “First Things” ha scritto un articolo dove chiede al Vaticano di non firmare l'accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi. Dulcis in fundo, domenica 4 ottobre sarà la giornata dell'Obolo di San Pietro, la colletta in tutte le chiese del mondo per la carità del Papa. La Chiesa è una forza globale, sono in gioco equilibri geopolitici che segneranno il futuro. L'agenda parla da sola, spiega molte cose che sono accadute e altre che accadranno. Paradossalmente, la vittima principale di questa storia non è il pastore Becciu da Pattada che ha intrapreso il cammino della sua difesa, ma la sua guida, il Papa.

MARIO SECHI
© Riproduzione riservata