L a saggezza popolare ci viene spesso in soccorso. Pensate al detto “su cavunu narada mali de s'aligusta”. Tranquilli, traduciamo per i tanti, troppi sardi che no, per mio figlio il “dialetto” mai, solo l'inglese! Ecco, la nostra (e vostra) saggezza popolare dice, letteralmente, il granchio parla male dell'aragosta.

Un po' come succede per altri figli della stessa famiglia, il politico e il burocrate, che si beccano continuamente lasciando che nulla cambi. Facciamo giusto un esempio dei cortocircuiti nei Palazzi e nei pianerottoli dei Palazzi. Esempio reso attuale dal dibattito durissimo, in Consiglio regionale, sul Piano paesaggistico regionale.

I politici di (quasi) tutto l'arco costituzionale avevano fatto a beffa i burocrati che, nelle stanze di due ministeri, avevano bocciato il completamento della strada statale che, a quattro corsie, dovrebbe farci arrivare da Sassari ad Alghero. Ma perché i burocrati avevano detto no? Semplice: avevano interpretato e applicato il Ppr. Sì, sì, quello famoso di Renato Soru. Ma, direte voi, non si occupava di case (e ville) sul mare, monumenti (e chiese), alberghi (e colonie), laghi (e stagni), strutture rurali e via via - più o meno - bloccando? No, no, si occupava anche della Sassari-Alghero. L'articolo 20 del Ppr, approvato nel 2006 a colpi di maggioranza (dal centrosinistra), prevede che nella fascia costiera (non pensate alla battigia, ma allargate il raggio di qualche chilometro) le nuove strade extraurbane possono essere al massimo a due corsie.

C on l'eccezione, si legge nel Ppr, per le strade di «preminente interesse statale e regionale, per le quali sia in corso la valutazione di impatto ambientale presso il ministero dell'Ambiente, autorizzate dalla Giunta regionale». Il progetto, già finanziato, si blocca. L'Anas modifica il tracciato e, a marzo 2018, ripresenta le carte seguendo i suggerimenti del ministero dell'Ambiente. E così quando a Roma, il 15 novembre di due anni fa, ci si ritrova in tanti attorno a un tavolo, il via libera è dato per scontato. Così non sarà. Due dirigenti, Beni culturali e Ambiente, inviteranno a leggere bene quell'articolo 20: le quattro corsie, nella fascia costiera, si possono realizzare per le strade «per le quali sia in corso la valutazione di impatto ambientale». Dal momento che l'Anas ha cambiato le carte - proprio come lor signori avevano chiesto - l'eccezione viene meno. O due corsie o nulla. E così la statale della vergogna finisce, alle porte di Alghero, in mezzo alle sterpaglie. E il granchio parla male dell'aragosta. Già, perché i burocrati (scegliete voi quale crostaceo) hanno bloccato la strada in virtù di una legge approvata, manco a dirlo, dai politici. Con il sì anche di qualcuno che, anni dopo, ha fatto le barricate per sbloccare il cantiere. E mentre granchi e aragoste si beccano, figli dello stesso mare, noi restiamo in una terra di mezzo, un po' come quella strada, tra Sassari e Alghero, che finisce nel nulla. Un ministro della Repubblica, Paola De Micheli (Pd), ha garantito l'altro giorno che si prenderà a cuore quella vergogna nella Nurra. L'avevamo già sentito dire da un altro uomo di Governo, Danilo Toninelli (5 Stelle). La signora ministro non si offenda se evochiamo la bonanima di San Tommaso (se non vedo non credo), tanto più perché da un annetto Pd e 5 Stelle governano insieme. Di Roma non ci fidiamo, non a caso in Consiglio regionale è stata approvata a colpi di maggioranza (stavolta di centrodestra) l'interpretazione “autentica” del famigerato Ppr. Domani riapre il cantiere? Macché, l'iter autorizzativo dovrà ripartire, c'è di mezzo persino il Tar. Ecco, il nostro voleva essere solo un esempio dell'eterna lotta tra politica e burocrazia, reso attuale da una tensione, in Aula, mai avvertita su temi come la continuità territoriale o i ritardi sugli aiuti per i morti di fame da Covid. Aspettando i superpoteri dei commissari di Conte per qualche diga («I sardi hanno bisogno di acqua», ha detto il premier, bontà sua), ci piace ricordare che granchi e aragoste camminano - o almeno danno l'impressione di farlo - all'indietro. Un po' come si muove una parte dei nostri eroi, che siano politici o burocrati, nei Palazzi e nei pianerottoli dei Palazzi.

EMANUELE DESSÌ
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