D avvero un peccato quello stadio vuoto. Bellissimo, commovente con tutte quelle bandiere a sventolare in silenzio. Un peccato perché la gente rossoblù avrebbe spinto, sofferto, urlato, trascinato il Cagliari, questo Cagliari, quello vero, la squadra vista nel girone d'andata di questo tormentato campionato. Avremmo assistito a una festa di popolo, al ritorno di un'ambizione, di un'esigenza, di un feeling. Bentornato Cagliari, senza dubbio, anche se la corsa verso una posizione “europea” è lunga, piena di trappole, tante e variegate. Ve le elenchiamo, limitandoci alle prossime quattro: Bologna fuori, Atalanta all'Arena, Fiorentina al Franchi e il Lecce “rossoblù” in casa, tutto in dodici giorni, ti giochi il futuro mentre fuori è estate e normalmente sei in montagna a costruire un'altra stagione.

Zenga avrà nascosto i convocati a tutti, sarà gigione e abilissimo nel marketing interno, ma è un animale da campo e si sente che ha ballato al vertice di questo gioco. Sa toccare certe corde, sa motivare gente come Rog e Nandez, che sabato sera assomigliavano a due pitbull a caccia di chiunque. Ha toccato le corde giuste di Nainggolan, monumentale anche nel profilo basso che sta mantenendo, nonostante prestazioni di caratura internazionale. Allora bentornato Cagliari, che fai pesare il tasso tecnico elevato e che sai anche mostrare gli artigli. Servirà un po' tutto questo a Bologna, a proposito di battaglie. Sarà estate, ma per le vacanze è decisamente presto.
© Riproduzione riservata