Q uel che accadrà in questi primi giorni della fase due sarà un po' una cartina di tornasole delle capacità delle nostre responsabilità civiche, del nostro dover essere rispettosi delle regole e delle precauzioni necessarie per tener distanti i contagi da coronavirus. Può e deve essere un vero e proprio esame di civiltà. Perché il vero nemico non è lui, quel virus maledetto, ma siamo noi, a iniziare da quanti pensano d'essere dei “balentes”, nel volersi ritenere più forti, o più furbi, del coronavirus, a volerne sopraffare il pericolo. Invece siamo solo noi, con le nostre attenzioni, i primi difensori della salute di tutti.

In questi giorni si misurerà appieno quel senso civico che ci ha fatto accettare, non senza pesanti sacrifici, tante settimane di lockdown, di rigida clausura, fra amare solitudini e forti timori. Si vorrebbe essere certi che il bilancio finale, dopo queste due settimane, confermerà quel giudizio. E che pian piano si potrà tornare, se non proprio alle normalità del passato, a più ampi campi di libertà, di movimento e di attività.

Ora, se è giusto, e opportuno, che i nostri governanti facciano appello al senso di responsabilità di noi cittadini, è altrettanto giusto che noi cittadini si pretenda da loro lo stesso. (...)

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