L a discussione politica non è una conferenza fra specialisti: e dunque, giustamente, semplifica, smozzica, traduce questioni complesse in materia digeribile dai più. Fa impressione però il tenore del dibattito sulla prescrizione.

I sostenitori della riforma Bonafede sono riusciti a far passare l'idea che coloro che vorrebbero abolirla o rivederla in realtà vogliano soltanto creare conflitti all'interno della compagine governativa. Questo, nel caso di Renzi. Nel caso dell'opposizione, va da sé che Forza Italia rappresenta i corrotti e Salvini e Meloni, pure più prudenti del solito sulla questione, vorrebbero rappresentarli, ereditando tutto il pacchetto di “deplorabili” elettori berlusconiani.

È un mondo senza sfumature di grigio, guardie da una parte, ladri dall'altra, e all'italiano medio, convinto - tutto sommato non a torto - che il grosso della classe dirigente del Paese giochi nella seconda delle due squadre, riesce facile capire per chi parteggiare. In realtà i giuristi spiegano che la prescrizione è parte dell'istituto del processo penale, non va considerata di per sé ma nell'economia del funzionamento complessivo del nostro diritto. Alla più parte di noi dovrebbe bastare sapere che la prescrizione esiste a garanzia del diritto di difesa, serve affinché nessuno di noi possa subire processi infiniti perché sospettato di un certo reato. Se adottiamo il punto di vista per cui ognuno di noi è colpevole fino a prova contraria, va da sé che si tratta di un regalo ai criminali. (...)

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