C agliari follia: milleduecento minuti di passione, dieci di panico, sette di recupero, due espulsi e finisce miracolosamente in pari dopo che in campo è accaduto di tutto.

Ma il senso del racconto si capisce solo se si parte da domenica: pioggia. Attesa. Bombe d'acqua. Incertezze. Rinvii. E poi di nuovo fibrillazione, entusiasmo, adrenalina, e poi comunque pioggia, sudore, tensione, nuova bomba d'acqua, pazienza, schiarita imprevista, partita che finisce al 97esimo (ma del giorno dopo). Il campionato del Cagliari ieri ha fatto il suo giro intorno a un cardine pesante: due punti persi in dieci minuti. Ma anche: undicesimo risultato utile positivo - un record - malgrado la bolgia deflagrante di Lecce. Ci sono partite (quelle normali) che durano novanta minuti. Altre - meno frequenti - che durano centoventi minuti (per via dei supplementari). Alcune (rarissime, come quella di ieri in Puglia), che possono durare anche un giorno e mezzo.

Ricapitolando: il Cagliari scende in campo una prima volta sotto il diluvio, alle 21.00 di domenica: incontro sospeso. La squadra passa la notte in città. Che torna negli spogliatoi - ieri - alle 14.00 di lunedi, ed esce dallo stadio solo alle 17.00, dopo una partita all'ultimo respiro. Non gli era mai accaduto in serie A: un rinvio così ravvicinato, una battaglia di sangue e fango combattuta, con questa coriacea e anfibia determinazione, compromessa solo da un unico lampo di follia saturnina. Tutto accade quando Cacciatore prova a salvare alla disperata con la mano, rigore e rosso, mischia omerica che degenera in rissa. Il calcio è anche questo. (...)

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