"Sono sardo e risiedo da tanti anni in Lombardia (la causa è quella comune a tanti di noi... il lavoro...), essendo innamorato della mia terra, anche quest'anno a fine febbraio (prima che scoppiasse la tragedia del Covid19) ho prenotato per poter fare, con il mio nucleo familiare, 3 settimane al mare nel mese di luglio in Sardegna.

Mi unisco ai tanti lettori che segnalano perplessità e difficoltà sul cosiddetto 'passaporto sanitario' che vorrebbe la Regione Sardegna (buona idea, ma allo stato attuale non praticabile).

Seguo con interesse l'evoluzione della volontà del presidente Solinas di pretendere che chiunque raggiunga la nostra Isola dal 3 giugno in poi esibisca un 'passaporto sanitario' (in verità per par condicio forse dovremmo avere/pretendere tutti, per tutti intendo tutti i cittadini di tutte le Regioni italiane, un passaporto sanitario, o comunque una evidenza di negatività al Covid-19).

Ho provato ad informarmi se realmente sia possibile ottenerlo, ma ad oggi in Lombardia non è possibile fare né il test sierologico né il tampone tramite il Servizio Sanitario Nazionale, quindi bisogna rivolgersi al privato. Il settore privato propone, previa prenotazione (quindi tempi lunghi e incerti), il test sierologico (test comunque che nessuno è in grado oggi di garantire che sia realmente attendibile) al costo di circa 40 euro cadauno e, nel caso risulti positivo, successivamente (cioè altra attesa che si somma a quella precedente) il tampone a circa 100 euro cadauno. Se ho capito bene, l'iter prevede che la persona con esito positivo al test sierologico, in attesa di poter fare il tampone, si debba mettere in isolamento fiduciario, cioè in quarantena. Tra l'altro il settore privato attualmente non può effettuare il tampone senza l'autorizzazione di ATS e quindi mette il cliente in lista di attesa che al momento, da quanto comunicato dai Comuni che hanno già stipulato accordi con i privati, non è quantificabile, pertanto non c'è una data certa per sapere

quando sarà possibile effettuare il tampone stesso, e comunque, una volta fatto il tampone, bisogna attendere di riceverne l'esito (altri giorni d'attesa che si sommano ai precedenti).

Da questa situazione sembra evidente che, allo stato attuale, è molto difficile poter fare il tampone e quasi impossibile farlo nei termini ipotizzati dal presidente Solinas (mi sembra che la richiesta sia di farlo 3/7 giorni prima della partenza per la Sardegna).

Con grande rammarico, sia la mia famiglia sia tanti amici che come noi frequentano abitualmente la Sardegna, riteniamo molto difficile poter fare la nostra vacanza estiva 2020 nell'Isola. Confidiamo che la Regione trovi, in tempi brevi, una soluzione alternativa al 'passaporto sanitario', una soluzione chiara, lineare e soprattutto realmente fattibile...".

Marco Usai

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"Cara Unione e caro presidente Solinas,

lavoro in Piemonte ma residente in Sardegna, quando mi è stato proposto lo Smart working e poter tornare nell'isola all'inizio di marzo, ho declinato l'offerta aziendale per un senso di responsabilità verso i miei genitori malati sessantenni e verso l'isola. L'esigenza di tornare in Sardegna è nata dalle condizioni sempre più precarie di mia madre e quindi di assolvere il compito di figlio nel prendermi cura di lei. Ho cercato in qualsiasi modo di trovare una soluzione per poter fare il tampone, anche pagando cifre importanti.

Non mi sento tutelato né dallo stato e né dalla regione, il tutto è molto deplorevole".

Pierluigi

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"Cara Unione,

ho letto con attenzione le pagine inerenti la lettera del giorno in argomento, e mi piacerebbe contribuire, da antagonista, alle numerose - troppe - lettere di parte che avete ricevuto.

Partiamo dal non trascurabile particolare che sono state attribuite al Governatore Solinas intenzioni e finalità diverse da quanto prospettato: i controlli sanitari per chi accede in Sardegna sono motivati e giustificati dalla volontà di preservare la salute dei residenti e di tutti i turisti che, coscienziosamente, vogliono passare una vacanza serena e senza incubi.

Altra incongruità: come mai quando al conclamato diffondersi del coronavirus il Solinas chiuse tutte le vie di accesso alla Sardegna si levarono solo plausi - ed i circa 13.000 "continentali" che riuscirono ad accedere alle loro seconde case non furono in effetti ben visti dalla popolazione locale - ed invece ora che, ricordo, non è finita, viene tacciato di eccesso di zelo?

Solo perché ha chiesto una semplice "certificazione di negatività" al coronavirus, che seppur lasciando il tempo che trova (come del resto quella sottospecie di mascherine che parecchi - troppi - indossano), è pur sempre un primo campanello di allarme? (sempre meglio del termoscanner…se sei reduce da una giornata a Tuerredda non riesce a leggere bene).

Estendo quanto pubblicato in merito ai test rapidi anti-covid:

Il test rapido è basato su immunocromatografia. Tramite pungidito, si pone una goccia di sangue su una striscia di cellulosa, dove si colorano due linee se c'è positività a Igg o Igm.

Si tratta di un test qualitativo: svela solo la presenza o meno degli anticorpi.

Tempo di esecuzione: circa 15 minuti,

Tecnicamente può essere effettuato in un qualunque ambulatorio.

Costi bassi ma affidabilità relativa (falsi positivi: identifica anche altri coronavirus) e falsi negativi (non riconosce il virus che invece è presente con i suoi anticorpi).

Tuttavia il test rapido è importante in prima battuta, perché, per esempio, la presenza di IgM può significare infezione virale recente o in atto, dunque andrebbe fatto il tampone immediatamente dopo per confermare.

Adesso vi chiederete: ma i costi? Ecco: Il costo di produzione del kit varia da 2,5 a 5 euro, ai quali va aggiunto un margine lordo dell'azienda che non supera mai il 20%.

Dunque il materiale più avanzato per capire se una persona ha anticorpi contro il coronavirus costa, ai cancelli della fabbrica, sei o sette centesimi di euro. Alle porte delle cliniche che forniscono il servizio, il prezzo richiesto in questi giorni varia fra i 30 e i 150 euro. Per i test affidabili come quelli della Diapro e di altre concorrenti europee è quasi inevitabile pagare circa 40 euro.

Cosa vi è saltato subito all'occhio? Il prezzo, esagerato e gonfiato, che spudoratamente le cliniche ed i laboratori d'analisi stanno applicando, senza che questo governo di incompetenti e dilettanti allo sbaraglio muova un dito.

In fondo non è una novità: mascherine fetenti di carta passate da 0,35 cent. ad oltre 5 euro, per non parlare delle FFP2 o delle rare FFP3, idem per i guanti in nitrile.

Se leggete con attenzione le parole del Solinas lui parla sempre di voler cercare il sostegno ed il contributo del S.S.N., senza scaricare il costo sulle persone, attivando nei casi limite dei "rimborsi" alla spesa sostenuta per il test con ingressi ai musei cittadine e/o altro.

Da parte mia plaudo alla sua iniziativa, e parimenti la trovo incompleta, perché non contempla il fatto che la gente per arrivare in Sardegna prende l'aereo oppure la nave, entrambi mezzi di cui non hanno previsto la certificazione Covid-Free (su un aereo è abbastanza semplice e rapida, ma su una nave traghetto è impossibile).

Sugli annunci online delle compagnie di navigazione si rimarca pomposamente che i loro impianti di condizionamento non riciclano aria ma questa viene aspirata dall'esterno al 100% e successivamente trattata. E' la stessa identica cosa del mettere un bel filtro all'ingresso dell'acqua potabile a casa propria per poi pretendere di trovarla pulita e pura al rubinetto di cucina. E la tubature vecchie, incrostate e rugginose non le vogliamo considerare?

Stessa cosa a bordo di un traghetto. I chilometri di condotte di ventilazione Avanno sanificati, cosa che nessuna nave o traghetto per la Sardegna ha fatto.

Ne parlo con cognizione di causa, sono un ex direttore di macchina e quindi so bene come vanno queste cose a bordo (la sanificazione delle condotte - peraltro prevista - costa decine e decine di migliaia di euro e può essere effettuata solo da ditte specializzate che poi rilasceranno la relativa certificazione).

Meditate..."

Lettera firmata

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