"Cara Unione,

io e tanti miei colleghi infemieri siamo solo all'inizio ma posso assicurarvi che non è facile.

Per niente.

Un conto è sentire alla tv o leggere da qualche parte che con quelle tute non si respira, un conto è quando sei tu in prima persona a non respirare quando ce l'hai addosso.

Ti manca l'aria, hai paura di svenire da un momento all'altro, non puoi bere, non puoi mangiare, non puoi andare in bagno, se ti prude il viso non ti puoi grattare, se ti si appannano gli occhiali non puoi pulirli e di conseguenza non vedi. I dispositivi di protezione fanno male ma non puoi farci niente. Quando sei dentro l'area covid devi essere concentrato, non devi farti prendere dal panico, non devi sbagliare. Sembra di stare dentro un film, ma è tutto reale.

Spesso non riesci a riconoscere il collega con cui stai parlando, l'unica parte del nostro corpo visibile attraverso la visiera sono gli occhi. Occhi stanchi, a volte impauriti, occhi pieni di speranza che tutto questo possa finire il prima possibile.

Qualcuno mi ha detto " però è quello che hai scelto ". È vero e sceglierei questo lavoro altre mille volte, nonostante tutto. Sono fiera della mia professione, come sono fiera e orgogliosa di ogni singolo collega, ogni singolo professionista sanitario che come me sta affrontando questa 'battaglia'. Io guardo ognuno di loro con la massima ammirazione. Ci dobbiamo dare forza a vicenda.

Anche io come tanti di voi vorrei riprendere in mano la mia vita di tutti i giorni, vorrei tornare a casa mia, vorrei riabbracciare la mia famiglia e i miei amici che mi mancano da morire.

Ma ora non è possibile.

Ora non è il momento.

Ogni giorno diamo il massimo, noi stiamo facendo il nostro dovere, voi continuate a fare il vostro.

Ve lo chiedo per favore, almeno voi che potete #stateacasa, solo così possiamo farcela".

Alessandra Deriu - Siena

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