Non è la prima volta ma è come se lo fosse dato che tutti lo ripetono da giorni. In verità neppure Mario Monti era sui social e perfino Berlusconi si è iscritto in tempi assai recenti. Ma il mondo gira così: Mario Draghi non ha un account su Twitter nè su Facebook, figurarsi su Instagram, apriti cielo: come comunicherà il nuovo presidente del Consiglio dei ministri? Esclusi i segnali di fumo, certamente riuscirà a farci sapere che cosa fa e cosa ha intenzione di fare.A cose fatte, così avrebbe detto. Quindi possiamo metterci pure seduti senza ansie che già ne abbiamo abbastanza. Ci sono le mail, le radio, le televisioni. I mezzi non mancano.

Però questa assenza dai social è qualcosa di cui discutere. Sembra passato un secolo da quando Obama ha fatto notizia al tempo della sua prima elezione alla Casa Bianca per aver organizzato la campagna elettorale soprattutto sui social. Invece era il 2008, tredici anni fa. Il web era già stato usato in politica, sì, ma non in modo così massiccio e diffuso.

Michelle e Barak Obama (foto archivio L'unione Sarda)
Michelle e Barak Obama (foto archivio L'unione Sarda)
Michelle e Barak Obama (foto archivio L'unione Sarda)

E da allora è cambiato il mondo. Basti pensare a Trump e alla scia di veleni (e dibattiti perfino in punta di diritto) che si è portato dietro i tweet prima dell'assalto a Capitol Hill. E' diventato un caso il bavaglio che i social network hanno messo a quello che era, seppure per poche settimane ancora, il presidente degli Stati Unit in carica.

Donald Trump (foto archivio L'Unione Sarda)
Donald Trump (foto archivio L'Unione Sarda)
Donald Trump (foto archivio L'Unione Sarda)

Mentre in Italia il garante solleva la voce e impone a Tik Tok di verificare l'età degli iscritti in modo che gli under tredici non possano usarlo, ecco che compare sulla scena un signore di competenza e capacità riconosciute che non fa uso dei social. Come si fa? In qualche modo si fa.

Innanzitutto, parlano meno tutti gli altri. Sì, proprio così. Sembra un paradosso ma pare stia avvenendo esattamente questo. La notizia è stata riportata dall'agenzia di stampa AdnKronos: con l'arrivo di Super Mario calano videoviews e interazioni. I dati elaborati da Sensemakerrs-Shareablee fotografano una realtà nuova: l'ingresso di Draghi sulla scena politica italiana "è stato accompagnato da una riduzione del dinamismo dell'universo social misurato attraverso le interazioni sui contenuti pubblicati da una serie di account di politici e media".

Lo studio si è concentrato su due periodi distinti caratterizzati da avvenimenti significativi: il primo è compreso 13 al 20 gennaio, ed è la settimana cominciata con le dimissioni delle ministre di Italia Viva che hanno così innescato la crisi del governo Conte-bis; il secondo è stata la settimana fra il 3 e il 10 febbraio, i giorni dell'irruzione di Mario Draghi, incaricato dal capo dello Stato Sergio Mattarella di formare un nuovo governo. Ebbene: con l'arrivo di Draghi i social si sono per così dire calmati, con ciò condizionando l'attività dei media tradizionali. Ecco i numeri. Secondo l'analisi Sensemakers-Shareablee nel pieno della crisi di governo editori di primo piano hanno collezionato una valanga di videoviews e interazioni: 10,4 e 3,5 per Fanpage, 8,7 e 2,5 per Repubblica, 7 e 2,5 per Corriere della Sera. Dal 3 febbraio il quadro è cambiato: Fanpage ha archiviato la settimana con 9,7 e 2,6 milioni nelle due categorie, Repubblica si è attestata su 1,7 e 2. Il Corriere della Sera viaggiava su valori di 2,9 e 2.

Ma non sono stati solo gli editori a registrare un sensibile cambio di passo. Anche i politici si sono immediatamente adeguati. La ricerca si è concentrata su Matteo Salvini e Giorgia Meloni, due politici di spicco particolarmente attivi sui social. Nella settimana dal 13 al 20 gennaio il leader della Lega ha collezionato oltre 16 milioni di videoviews sui suoi profili e più 5 di milioni di interazioni. Dal 3 al 10 febbraio come d'incanto i volumi si sono ridotti (6,3 milioni e 3,6 milioni). Andamento analogo per la leader di Fratelli d'Italia, passata da 8,3 milioni di videoviews nel pieno della crisi di governo a circa 3 nella settimana dell'incarico di governo a Draghi.

Giorgia Meloni (foto archivio L'Unione Sarda)
Giorgia Meloni (foto archivio L'Unione Sarda)
Giorgia Meloni (foto archivio L'Unione Sarda)

"Monitorare i social è sempre rivelatore, non solo per mode, contenuti e tendenze", sottolinea Fabrizio Angelini, ceo Sensemakers." Anche il solo osservare il volume dei post e delle interazioni è rivelatorio, in un ambito focalizzato, di situazioni e stati d'animo: dall'irrequietezza della settimana in cui ogni soluzione era possibile si è passati alla settimana in cui era necessario essere meno attivi e più in ascolto".

Questi i dati oggettivi. I commenti sono di diverso tipo, ben sintetizzati da Riccardo Luna su Repubblica: "Il fatto è che vogliamo così credere che è iniziata una fase nuova e che "andrà tutto bene" (cit.) che persino il primo comunicato stampa del consiglio dei ministri sabato è stato accolto come un segno di sobrietà (ma era identico a tutti i comunicati di tutti i consigli dei ministri). Intendiamoci: dopo la comunicazione da reality degli ultimi mille giorni, un po' di sobrietà è indicata, come un po' di digiuno dopo una scorpacciata di carboidrati. Ma non è spegnendo la comunicazione che si governa una democrazia bensì contribuendo a creare una opinione pubblica informata. Quello che serve, quello che è mancato finora, sono i fatti. I dati di fatto ".

Assolutamente condivisibile. Senza dati anche le opinioni più autorevoli restano opinioni che si mescolano a quelle meno autorevoli o per niente autorevoli contribuendo alla crescita del fastidioso rumore di fondo social. E allora: il problema non è stare dentro o fuori, la leadership non si misura in like ma un premier può dirsi più capace per il semplice fatto che non usa i social. Qualcuno parla di atteggiamento snob e vedremo presto se sarà davvero così. L'importante è comunicare: il mezzo lo si trova. Certo, il digitale non è il futuro ma il presente. E questo Draghi lo sa.
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