Dopo l'era del carbone e quella del petrolio, superata la parentesi del metano (che qui in Sardegna, a parte qualche piccola eccezione, deve ancora arrivare: ma questo è un altro discorso) il futuro dell'energia è nell'idrogeno. Una fonte (quasi) inesauribile, visto che circa il 75% della materia del nostro universo è composta da questo elemento, e volendo restringere il campo alla Terra, l'idrogeno si trova in abbondanza nell'acqua, che ricopre il 71% del pianeta.

A voler essere precisi però l'idrogeno non è proprio una fonte, semmai un vettore, come l'elettricità. Quando brucia produce calore e rilascia nell'atmosfera solo vapore acqueo. A differenza dei combustibili fossili, non viene prodotta anidride carbonica. Il calore può essere poi impiegato per usi civili e industriali. Non è finita, perché l'idrogeno può anche reagire con l'ossigeno, con un processo elettrochimico che produce direttamente energia elettrica, nelle cosiddette pile a combustibile. Questa energia potrebbe alimentare i motori di camion, navi e addirittura aerei. E' la strada dell'idrogeno verde. Negli ultimi anni diversi governi di altrettanti Stati (Germania, Regno Unito, Australia, Giappone, tanto per citarne qualcuno) hanno annunciato strategie per la produzione di idrogeno. L'Australia ha già stanziato 191 milioni di dollari e il Portogallo prevede di costruire un impianto di produzione di idrogeno mediante elettrolisi a energia solare entro il 2023. Anche l'Olanda spera di assicurarsi 500 megawatt di capacità entro il 2025. L'Ue intende indirizzare verso questo settore una parte dei fondi europei: "Potremmo usare la circostanza del coronavirus, in cui saranno necessari un sacco di soldi pubblici per il sistema energetico, per andare avanti verso un'economia dell'idrogeno", ha affermato detto tempo fa Diederik Samsom, capo di gabinetto sul clima della Commissione europea, per far capire da che parte tira il vento.

E l'Isola? Farà la sua parte. Italgas ha siglato un protocollo d'intesa con Crs4, centro di ricerca del parco tecnologico della Sardegna, per lo studio e la realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno verde e metano sintetico da fonti rinnovabili attraverso l'elettrolisi dell'acqua. Il progetto consiste nella realizzazione di un impianto in Sardegna di produzione di gas rinnovabile e collegato alle nuove reti di distribuzione "native digitali" di Italgas. L'impianto sarà inoltre in grado di utilizzare l'energia rinnovabile in eccesso che, anziché dissipata, sarà impiegata per produrre gas da immagazzinare.

Quali sono pregi e difetti dell'idrogeno? Non è tossico né corrosivo. E dunque al contrario dei combustibili fossili, in caso di perdite accidentali non può inquinare né i terreni né le falde acquifere. Ma è un gas infiammabile, come il metano, e dunque nella sua gestione vanno adottate diverse misure di sicurezza. A contatto con l'ossigeno o altri reagenti ossidanti può avere reazioni esplosive. Alcune sue caratteristiche però lo rendono più sicuro di altri combustibili. E' meno infiammabile della benzina (per essere "acceso" richiede temperature più alte) e in caso di perdite, si disperde immediatamente nell'ambiente.

Quanto costa? Ipotizzando che l'impianto per la produzione dell'idrogeno verde sia alimentato dall'energia solare, un chilo verrebbe a costare tra i 6 e i 9 euro, a seconda della taglia dell'elettrolizzatore. Ma il costo potrebbe abbassarsi nel giro di pochi anni. C'è anche un altro aspetto da considerare. Un chilo di idrogeno occupa un volume di 12 metri cubi, mentre un chilogrammo di metano solo 1,6 metri cubi. Insomma: è molto meno denso, e questo va considerato quando si pianificano trasporti e stoccaggio. L'energia prodotta con la combustione, a parità di peso, è però più del doppio di quella del metano.
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