Il "Next Big One", la prossima grande epidemia, è un tema ricorrente tra gli epidemiologi di ogni parte del mondo. Mentre questi scienziati fanno esperimenti e studiano le pandemie del passato, il "Big One", ha sempre un posticino nei loro pensieri.

Così nel 2012 scriveva David Quammen nel suo capolavoro "Spillover", pubblicato anche in Italia due anni dopo (Adelphi, 608 pagine, 29 euro) e di recente tornato sotto i riflettori, tanto che a un certo punto si vociferava che il possibile vincitore del Nobel per la Letteratura potesse essere proprio Quammen. Settantadue anni, americano di Cincinnati (Ohio), Quammen è un divulgatore scientifico, uno scrittore e un giornalista (famosi i suoi reportage per il National Geographic), che in questo poderoso saggio avvincente quanto un romanzo d'avventura, ripercorre la storia di terribili malattie che si sono diffuse nei secoli, andando a scoprirle attraverso viaggi nei luoghi dove hanno avuto origine, nelle foreste, nelle grotte, negli stagni, negli allevamenti, nei mercati, andando a caccia, insieme con gli studiosi, degli animali e delle cause che hanno provocato la diffusione di queste pesti nelle nostre comunità. Insomma, continuano a raccontarci che il Covid-19, a febbraio, è stata una cosa inaspettata e sconosciuta: è una gigantesca bugia. Gli esperti sapevano perfettamente che qualcosa di catastrofico sarebbe accaduto, inevitabilmente, avevano le prove date dalle precedenti epidemie, l'unico dato che ovviamente non potevano prevedere era il momento esatto dell'esplosione. La più grande epidemia del ventesimo secolo fu l'influenza spagnola del 1918-1919. Prima ancora, i nativi americani furono decimati dal vaiolo, portato dagli spagnoli a metà del Cinquecento con le armate di Cortés. Due secoli prima l'Europa fu falcidiata dalla Morte Nera, probabilmente identificabile con la peste bubbonica. Di più recenti abbiamo Marburg, Lassa, Ebola, Hendra, influenza aviaria, Nipah, febbre del Nilo, Sars, influenza suina. La grande pandemia più recente è l'Aids che finora ha fatto circa 30 milioni di morti e registra 34 milioni di sieropositivi o malati. Il coronavirus, in otto mesi mesi, ha già fatto più di un milione 175mila vittime.

L'autore lo spiega molto bene e con un linguaggio comprensibile anche a un bambino: "In una popolazione in rapida crescita, con molti individui che vivono addensati e sono esposti a nuovi patogeni, l'arrivo di una nuova pandemia è solo questione di tempo. E poiché la maggior parte delle pandemie del passato (a eccezione della peste) sono di origine virale, e poiché l'uso dei moderni antibiotici largamente diffuso non ci fa temere troppo i batteri, è altamente probabile che la prossima sarà causata da un virus". Lo spillover è il passaggio del patogeno da una specie all'altra, e una zoonosi è ogni infezione animale trasmissibile agli essere umani: ne esistono molte più di quanto si potrebbe pensare - avverte Quammen. "Guardandole da lontano, tutte assieme, queste malattie sembrano confermare l'antica verità darwiniana - la più sinistra tra quelle che ha enunciato, ben nota eppure sistematicamente dimenticata - siamo davvero una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre, nelle nostre origini, nella nostra evoluzione, in salute e in malattia".

Che sia chiaro: c'è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l'altra: non si tratta di misteriosi accidenti, ma di precise conseguenze delle nostre azioni. Come evidenzia Quammen, sono lo specchio di due crisi planetarie convergenti: una ecologica e l'altra sanitaria. Sommandosi, le loro conseguenze si mostrano sotto forma di una sequenza di malattie nuove, che emergono da ospiti inaspettati e che creano agli scienziati serissime preoccupazioni e timori per il futuro. Perché questi patogeni fanno lo "spillover", il salto dagli animali agli uomini? E perché sembra che questo succeda sempre più frequentemente? Prima di tutto a causa della devastazione ambientale, poi perché la tecnologia e i nostri modelli sociali contribuiscono a diffondere i patogeni. Le attività umane portano alla disintegrazione di vari ecosistemi - spiega lo scrittore - a un tasso che ha la caratteristiche del cataclisma. Deforestazione, costruzione di strade e infrastrutture, aumento del terreno agricolo e dei pascoli, caccia alla fauna selvatica, attività mineraria, consumo di suolo, inquinamento, sversamento nei mari da parte delle industrie. "Siamo sette miliardi e con la forza delle moderne tecnologie il nostro impatto ambientale globale è insostenibile". Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale - ad esempio un pipistrello, o una scimmia - ha due possibilità: trovare una nuova "casa" o estinguersi. E "se osserviamo il pianeta dal punto di vista di un virus affamato o di un batterio - scrive lo storico William H. McNeill - vediamo un meraviglioso banchetto con miliardi di corpi umani disponibili". I virus si adattano bene e velocemente a nuove condizioni, e tutti questi elementi hanno portato non solo a nuove malattie e a tragedie isolate, ma anche a epidemie e pandemie feroci, la cui più terribile e catastrofica è stata quella provocata dall'Hiv-1 M (ne esistono altri undici parenti). La questione sanitaria è legata all'interconnessione tra gli esseri umani di tutto il pianeta, ai traffici internazionali, agli allevamenti intensivi di animali, alle mode alimentari (in molte zone della Cina è molto cool cibarsi di carne di bestie "esotiche"), alle differenze di condizioni igieniche delle popolazioni, alla disparità di accesso alle cure, ai tagli indiscriminati sui sistemi sanitari dei Paesi occidentali, alle abitudini che ci tramandiamo di generazione in generazione alle diverse latitudini (in alcune aree dell'India, ad esempio, è naturale che gli amici maschi vadano in giro per strada tenendosi per mano, per non parlare della pratica di baciarci per salutarci di noi italiani e dei francesi).

In conclusione, "non c'è alcun motivo per credere che l'Aids rimarrà l'unico disastro globale della nostra epoca causato da uno strano microbo saltato fuori da un animale - scriveva Quammen otto anni fa -. Qualche Cassandra bene informata parla del Next Big One (come il terremoto che farà sprofondare in mare San Francisco), preannuncia il prossimo grande evento come un fatto inevitabile. E sarà un'epidemia letale di dimensioni catastrofiche.
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