E se il prossimo presidente della Repubblica fosse una donna? Mancano poco più di quattro mesi all’elezione del futuro capo dello Stato e fioccano le ipotesi sulle candidature o quanto meno iniziano a venir fuori i primi nomi anche per tastare il terreno dei partiti. Il mandato di Sergio Mattarella scadrà il prossimo 31 gennaio. Lo scorso 3 agosto è infatti iniziato il semestre bianco in cui il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere. Il tempo stringe e le manovre sono già partite.

Mattarella Bis

L’attuale Capo dello Stato ha fatto sapere da tempo che non vuole un secondo mandato nonostante questa possa essere una soluzione che piace a molte forze politiche. La situazione attuale, un Governo di ampie convergenze, potrebbe essere l’ideale per riproporre il nome di Mattarella che però continua a sostenere di essere arrivato al capolinea della sua carriera politica.

In realtà, il presidente in carica, anche dopo il suo addio, continuerà ad avere un peso nella politica italiana: intanto per la scelta di Mario Draghi come capo del Governo se si riuscirà ad andare avanti fino al termine della legislatura. E poi perché tra i Mattarella boys, le figure che fanno parte in qualche modo dell’entourage del presidente, c’è di sicuro la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Fino a qualche mese fa, il suo nome accostato al Quirinale poteva sembrare solo fantapolitica, ma oggi lo scenario è cambiato.

Casini e Cartabia

Nelle ultime settimane, altre candidature per il Quirinale, da Franceschini allo stesso Draghi, sembrano essere venute meno per varie ragioni. Il ministro della Cultura non sembra essere riuscito a raccogliere ampie convergenze, mentre far fare a Draghi il salto da palazzo Chigi al Quirinale significherebbe dover rimettere mano al Governo e in questo momento, con il Paese che riparte e l’economia che ha bisogno di una guida solida, potrebbe essere dannoso per l’Italia. La figura dell’ex presidente della Bce gode di un grande prestigio internazionale e l’esecutivo italiano ha una carta da giocare in questo senso con Draghi alla guida.

Gli schieramenti

Pier Ferdinando Casini è un politico di lungo corso. Democristiano in gioventù, uomo di centro con importanti esperienze di governo, viene considerato una figura di grande esperienza parlamentare. Il suo nome potrebbe mettere d’accordo le forze più moderate a destra e sinistra, ma c’è qualcuno che storce il naso per una sua eccessiva vicinanza a Berlusconi e per la provenienza dalla Prima Repubblica, cosa che in un Parlamento così ringiovanito come quello dell’ultima legislatura potrebbe appunto essere più uno svantaggio che una carta a favore.

Salgono invece le quotazione di Marta Cartabia. Nel suo caso gli elementi sembrano giocare a favore di una candidatura che possa andare a buon fine. Intanto, il suo primo sponsor è proprio l’attuale inquilino del Quirinale, che è stato con lei giudice costituzionale e mostra grande stima per la prima donna ad aver ricoperto l’incarico di presidente della Suprema Corte. E che così potrebbe diventare anche la prima donna (oltre che tra i più giovani candidati al colle, con i suoi 58 anni) a essere eletta alla guida della Repubblica. Draghi, poi, si trova sulla stessa linea di Mattarella, tanto più che ha affidato a Marta Cartabia un ruolo delicatissimo, quello in cui forse si devono portare avanti le riforme più difficili per rispondere alle sollecitazioni dell’Unione europea che da tempo chiede all’Italia una revisione del sistema giudiziario sia penale che civile. Nel primo caso, la professoressa Cartabia ha già fatto centro, con una riforma che tende a snellire il processo penale e che ha anche sminato la bomba potenzialmente esplosiva dell’abolizione della prescrizione che il suo predecessore caldeggiava, nonostante la sollevazione dell’intero centrodestra ma anche di molti operatori della Giustizia, a cominciare dalle Camere penali. Certo i magistrati di alcune correnti, per esempio i progressisti di Area riuniti proprio in questi giorni a Cagliari, non hanno proprio applaudito alla riforma del ministro della Giustizia, criticandone alcuni aspetti. È anche vero però che l’obiettivo di una prima rivisitazione è stato centrato.

La Chiesa

E poi c’è un altro aspetto di cui bisogna tenere conto nel nostro Paese. Di recente Papa Bergoglio ha nominato l’attuale ministra della Giustizia membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Sarà un segno? Troppo presto per dirlo, però indubbiamente la nomina consolida la rappresentazione che in Vaticano si ha della responsabile di via Arenula. Una figura poco politica e molto istituzionale che, nel caso si mettessero d’accordo Pd e Lega, non avrebbe tante difficoltà a trovare elettori anche nelle altre forze politiche. Peraltro Cartabia è espressione del mondo accademico del Nord con cui la Lega ha forti legami, così come rappresenta una figura di valore anche per il Pd (garantisce Mattarella). Dunque, la prima donna presidente della Repubblica potrebbe essere una realtà in un futuro molto prossimo. Entro febbraio si devono scoprire la carte.

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