Anche in Sardegna è stato il re delle piccole grandi imprese. Luciano Foschi, a Olbia, ha vinto uno scudetto, quello dei Dilettanti, al termine di un’annata, 2001/2002, che si concluse con la promozione dei bianchi nell’allora Serie C2. Chi conosce anche gli anfratti del calcio sardo sa di cosa stiamo parlando. 

Era l’Olbia in cui giocavano monumenti del calcio isolano come Gianmario Rassu e Gianluca Siazzu, il primo ora allenatore in Promozione, il secondo ancora in attività a suon di gol nelle categorie inferiori. Lo scudettino arrivò dopo la finale giocata a Cesenatico, la città di Marco Pantani, il 15 giugno del 2002 contro l’Aglianese allenata da Francesco Buglio, ex vice di Marcello Lippi ai tempi della Pistoiese, prima che diventasse l’eroe bianconero e, soprattutto, azzurro per via del titolo iridato conquistato in Germania nel 2006, nella stagione che precedette Calciopoli.

Cresciuto in Gallura

Ma chi è Luciano Foschi? Oggi è il tecnico del Lecco. Il trainer di un gruppo che mancava dalla cadetteria da cinquant’anni e che lui è riuscito a riconquistare, con un gruppo volitivo e motivato.

Mentre scriviamo, in verità, non si sa ancora se il Lecco giocherà in Serie B. La società ha presentato l’iscrizione al campionato ma lo stadio non è agibile. Quindi, potrebbe non essere ammesso, qualora non venisse trovato uno stadio agibile dove poter disputare le partite casalinghe. Si parla dell’Euganeo, a Padova, ma per ora non si ha la certezza che sia la soluzione. Il rischio che il Lecco, non avendo presentato domanda di ammissione anche alla C, possa dover ripartire dalla D nonostante la promozione in B conquistata nella finale playoff contro il Foggia di Delio Rossi non è da escludere. E difficilmente, a quel punto, Foschi resterebbe alla guida dei nerocesti, anche se non avrebbe difficoltà a trovare una panchina.

Sono trascorsi tanti anni da quando il presidente Mauro Putzu (tra i dirigenti più illuminati del calcio sardo, dai modi spicci ma di raro fiuto calcistico, e forse anche per questo divisivo in una piazza che per anni aveva puntato gran parte di forze e risorse sul settore giovanile), lo ingaggiò prima come giocatore dei bianchi, poi come allenatore. A fargli da chioccia, nella stagione della promozione in C2, c’era Sergio Bagatti, altro gigante del calcio sardo che, nella carriera da giocatore, assaggiò persino la Juventus. Con lui il direttore sportivo Francesco Sotgiu e dirigenti di lungo corso come Libero Balata, commercialista originario di Calangianus con solide radici a Olbia.

La vittoria e l’addio

La vittoria del campionato di Serie D e dello scudetto fu l’ultimo acuto della carriera di Luciano Foschi a Olbia. Nella stagione successiva, Putzu decise di affidare la squadra a un allenatore esperto della categoria come Giancarlo Favarin, livornese.

Lasciò i bianchi il bomber Siazzu e arrivò una salvezza che lasciò l’amaro in bocca a molti. In porta, quella squadra schierava l’ex Torino e Genoa Luca Pastine; il centrale difensivo era Simone Veronese, quello dell’assist a Pusceddu che, di fatto, chiuse la sfida di Coppa Uefa tra Malines e Cagliari consegnando la qualificazione ai rossoblù; davanti, assieme a Rassu, giocavano Nunzio Falco (un assaggio di Serie A con la Reggiana e un bel po’ di Serie B e C a livelli medio alti) e l’espertissimo Bobo Pilleddu (attaccante genovese di origine sarda che aveva segnato un po’ ovunque, tra Latina, Nocerina, Sambenedettese, Arezzo, Foggia e Savona). Ma Luciano Foschi (che nel frattempo ha allenato, tra le altre, il Novara, l’Alessandria, la Torres, il Livorno, il Ravenna e il Carpi) era già lontano e l’eco del suo scudetto si era già spento anche in Gallura.

A proposito, però: nella sfida con l’Aglianese tra gli avversari erano in campo due vecchie conoscenze del Cagliari. Il primo, negli anni, è diventato uno dei più grandi allenatori del calcio italiano, cioè Massimiliano Allegri. In quella partita, terminata 6-5 per i bianchi ai rigori, segnò dal dischetto. L’altro è Giambattista Scugugia, gallurese, che con i rossoblù giocò anche in Serie A.

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