«Quello che è successo in Spagna è un ammonimento per tutti, perché solo la casualità meteorologica ha evitato che la già grave alluvione nel Bolognese non sia stata una catastrofe simile», dice Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi. «Di fronte ad autentiche cascate di pioggia la rete idraulica, ma più in generale la sistemazione del territorio, compromesso da un’irrefrenabile cementificazione e dall’abbandono delle campagne nelle aree interne, sono inadeguati e necessitano di sempre più urgenti interventi infrastrutturali per non lasciare l’Italia alla mercé dell’estremizzazione degli eventi atmosferici. Alla politica ribadiamo: la manutenzione del territorio è la prima opera pubblica, di cui il Paese ha bisogno».

L’Anbi ricorda i nubifragi più recenti: tra il 26 e il 27 ottobre scorsi gli eventi estremi hanno interessato principalmente il Piemonte, la Liguria e la Sardegna. Nella nostra Isola si sono registrati accumuli di pioggia impressionanti soprattutto sull’area meridionale: su Vallermosa si sono abbattuti, in poco più di 5 ore, 209 millimetri di pioggia (47% della cumulata di tutto il 2023), mentre a Siliqua sono caduti mm. 196,8 d’acqua, cioè il 37% della pioggia dell’anno scorso.

E anche qui l’alluvione ha fatto una vittima, Davide Manca, 41enne cagliaritano, travolto a Monte Arcosu, il cui corpo è stato ritrovato diversi giorni dopo.

Le emergenze idrogeologiche sono lì a dimostrarlo, e il lungo periodo di instabilità atmosferica, che ha caratterizzato finora l’autunno 2024 – prosegue l’Associazione nazionale dei Consorzi di gestione e tutela del territorio e della acque irrigue – evidenzia le fragilità di una Penisola esposta agli effetti della crisi climatica e in forte ritardo sulla programmazione delle azioni di contrasto: il numero di nubifragi che si sono abbattuti sulla Penisola a settembre e ottobre 2024 è quantificato in 692, cioè il 91% di quelli complessivamente registrati (759) nello stesso periodo del quinquennio 2019-2023.

«Al di là delle necessità emergenziali, il vero modo per dimostrare concreta solidarietà alla Spagna alluvionata così come in precedenza era accaduto all’Italia ed a Paesi est-europei, è che l’Unione europea assuma il contrasto e l’adattamento alla crisi climatica come obiettivi prioritari comuni, estrapolando da quelle correnti le spese, che i singoli Paesi devono affrontare per aumentare la resilienza di territori e delle comunità che vi abitano», sottolinea il presidente Anbi Francesco Vincenzi.

È l’intero Pianeta, comunque – ricordano gli esperti – a essere travolto dalla crisi climatica. L’America latina è alle prese con una delle peggiori crisi idriche della sua storia e con una siccità, che in molte nazioni (Brasile, Ecuador, Paraguay) sta compromettendo l’ecosistema, la vita delle popolazioni, l’economia, la produzione energetica e le vie di comunicazione (quelle fluviali in Sud America sono fondamentali).

Cambiamento climatico significa anche i due metri di neve caduti alle porte della sudafricana Johannesburg nel settembre scorso, oppure le alluvioni nel deserto del Sahara (era già avvenuto nella penisola arabica in primavera) con cumulate di pioggia fino a 200 millimetri in 48 ore sul Sud Est di Marocco ed Algeria, nonché laghi effimeri e praterie nati tra le dune di sabbia. Ancora: uragani e inondazioni, che negli ultimi due mesi hanno sconvolto la popolazione mondiale: dall’estremo Oriente al Sud Est asiatico, dall’Europa agli Stati Uniti.

Secondo il Copernicus Marine Service, in Antartide, il ghiaccio marino ha toccato il minimo storico nel febbraio 2023, con una perdita di 1.900.000 chilometri quadrati, cioè 3 volte superiore alle dimensioni della Francia ed un’ulteriore diminuzione della superficie glaciale si sta registrando nel 2024. Stessa sorte per i ghiacci artici della Groenlandia, dove anche nei mesi autunnali si sono registrate temperature miti e prossime ai 20 gradi di giorno e superiori ai 15 gradi di notte. I ghiacciai alpini stanno rapidamente scomparendo (La Mer de Glace, uno dei ghiacciai più grandi e famosi delle Alpi, è arretrato di circa un chilometro e ha perso 160 metri di spessore negli ultimi 35 anni – avverte l’Anbi); sulle Grandes Murailles – Valtournenche in Val d’Aosta (2566 metri sul livello del mare) la temperatura non è mai scesa sotto lo zero negli scorsi 16 giorni.

Tutto questo è la conseguenza dell’innalzamento del livello del mare, che sta subendo un’accelerazione (2023 e finora 2024 sono stati gli anni più caldi di sempre). Facendo un’analisi su 410 siti archeologici nel Mediterraneo Orientale, i ricercatori ne hanno individuato 147 a rischio sommersione entro 50 anni.

Conclude il presidente di Anbi: «Le temperature dei mari stabili fino a 24 gradi lungo le coste ioniche e tirreniche meridionali di questo lungo weekend di festa, fino a un paio d’anni fa sarebbero state auspicabili condizioni per bagni fuori stagione, ma oggi, considerata la causa del disastroso fenomeno Dana sulla Spagna e il repentino mutare delle condizioni meteo, non possiamo nasconderci che sono motivo di preoccupazione per il rischio di nuovi fenomeni climatici estremi».

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