Un anno fa di questi tempi scalpitava ma sospirava. Alla soglia dei trent'anni ancora non sapeva se e quanto sarebbe stato all'altezza della Serie A. Dall'incertezza al debutto nel calcio che conta, sino alla gloria.

La stagione 2016/2017 si è rivelata un concentrato di emozioni e soddisfazioni. Oggi tutti in Italia sanno chi è, e non solo per il fair play dimostrato in campo nelle situazioni più imbarazzanti o perché da ragazzino ha sconfitto una brutta malattia e ha scelto di raccontarla attraverso un libro. Fabio Pisacane è anche (o soprattutto) un punto fermo dello scacchiere difensivo del Cagliari, tra l'altro nel suo ruolo naturale, nel cuore della retroguardia. E se a destra si arrangiava (talvolta arrancando) al centro ha fatto spesso la differenza.

CIAK, SI RIGIRA - Insomma, una stagione speciale, sotto certi versi irripetibile. Ma il difensore napoletano continua a vivere la sua storia con passione e umiltà. Nel frattempo ha firmato il rinnovo del contratto sino al 2019, tiene il tempo e non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia. Non deve più sgomitare per farsi notare tra i big, ma confermarsi, una responsabilità in più?

"Il peso è lo stesso di tutti gli anni", ha detto dopo la gara con l'Olbia, appena prima di lasciarsi alle spalle il ritiro di Aritzo e staccare la spina per quarantott'ore. "Sono un lavoratore e sono abituato a lavorare giorno dopo giorno", ha tenuto a precisare. "E l'esperienza insegna che lavorando si migliora e alla fine i risultati non possono che arrivare".

UNA SQUADRA DI LEADER - Pupillo dell'allenatore Massimo Rastelli, che se l'è portato dietro da Avellino. Pisacane ha conquistato anche la fiducia dei compagni e l'affetto dei tifosi. È un trascinatore. Non si sente un leader, però. O meglio: "Siamo tutti leader in questa squadra. È il gruppo che fa la differenza". Poi precisa: "Quest'anno si respira un'aria ottima. È arrivato un giocatore che è il simbolo dei cagliaritani, Cossu. Ce ne vorrebbero tre o quattro di Cossu, per spirito, per grinta, per personalità. E c'è Dessena, c'è Sau, c'è Joao Pedro, c'è Farias, c'è Borriello". Insomma: "Siamo tutti leader in questa squadra, tutti utili e nessuno indispensabile".

IL KO CON L'OLBIA - Soddisfatto dello stato di avanzamento della preparazione, Pisacane chiude anche quest'estate il capitolo Aritzo stanco, ma ottimista e carico come una molla. La sconfitta con l'Olbia? Un dettaglio. "È un calcio di luglio, il risultato conta poco", ha sottolineato sabato al triplice fischio, soffermandosi sugli aspetti positivi della sfida con i galluresi di Bernardo Mereu. "La cosa buona è che nella prima frazione si è vista un'identità di gioco, fraseggi. Abbiamo peccato negli ultimi metri, ma non succederà nelle partite che contano".

LA CONDIZIONE ATLETICA - Del resto, le amichevoli durante il precampionato servono proprio a ritrovare - gradualmente - una condizione fisica ottimale dopo le vacanze e i carichi di lavoro pesanti ai quali si sono sottoposti i rossoblù sin dal primo giorno di ritiro a Peio, in Trentino Alto Adige.

"Nel secondo tempo della gara con l'Olbia siamo calati dal punto di vista fisico, questo è evidente. I carichi sono ancora pesanti, al 45' avevo già i crampi, per questo ho abbandonato il campo", ha svelato Pisacane, che non ne fa certo un dramma, però, ma va oltre le apparenze, vede il bicchiere mezzo pieno e punta dritto l'obiettivo: "Ci auguriamo di presentarci all'appuntamento con la Coppa Italia nel migliore dei modi". Sabato 12 (presumibilmente allo stadio "Nespoli" di Olbia) contro il Palermo (o la Virtus Francavilla) si fa sul serio.

Fabiano Gaggini

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