Tutti (o quasi) in ginocchio contro il razzismo. L’Italia solo a metà, e scoppia la polemica.

Il gesto di inginocchiarsi per il Black Live Matters ieri ha lasciato un po’ spaesati gli azzurri.

Mentre i giocatori del Galles si sono inginocchiati tutti, all’unisono, tra gli uomini di Mancini lo hanno fatto solo in cinque: Emerson Palmieri, Andrea Belotti, Rafael Toloi, Matteo Pessina e Federico Bernardeschi.

Un malinteso? O un mancato appoggio alla causa? “Avrebbero dovuto inginocchiarsi tutti”, ha detto l’ex azzurro Claudio Marchisio.

“Non mi sono ricordato in quel momento - ha ammesso a fine match Pessina in conferenza stampa - ma poi mi sono reso conto e un secondo dopo l'ho fatto anche io".

Anche altre nazionali si sono divise sul tema. Di fronte a un Belgio compatto in ginocchio la Russia è rimasta in piedi, e così hanno fatto gli ungheresi – con la benedizione di Orban – contro la Francia.

E si sono divisi anche i social, c’è chi chiede la gogna mediatica per i sei che non si sono inginocchiati e chi definisce “eroi” coloro che lo hanno fatto, mentre politici come il leghista Pillon lodano i sei azzurri che sono rimasti in piedi. Sarebbe interessante sentire la versione dei diretti interessati.

"Giocatori inginocchiati per il Black Lives Matter? Massimo rispetto per tutte le forme di dimostrazione contro la discriminazione razziale. Noi non imponiamo nulla, noi lasceremo liberi i nostri ragazzi", ha commentato il presidente della Figc Gabriele Gravina.

"Chi conosce la Figc - ha aggiunto Gravina alla conferenza stampa di chiusura di Casa Azzurri - sa che noi poniamo in essere ogni attività contro ogni forma di razzismo. Questo non può essere frutto di imposizione, ognuno assume le sue convinzioni attraverso le sue sensibilità più o meno tangibili. Con i ragazzi ne avevamo parlato, sapevamo che il Galles lo avrebbe fatto ed era previsto nel protocollo pre gara. I ragazzi sono stati liberi, qualcuno si è inginocchiato e altri hanno applaudito come i tifosi".

(Unioneonline/L)

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