Era e sarà sempre un inguaribile giocherellone. Uno di quelli che sorriderebbe, e tanto, se leggesse queste poche righe. «Ma ba», direbbe, dandoti una pacca di quelle che ti lasciano stecchito. Mario Vascellari è uno di quelli che definire immortale non è esagerato, per le pagine di storia sportiva che ha scritto e che ha ci ha aiutato a scrivere, caricandosi sulle enormi spalle prima il Brill e poi l'Esperia, una città che andava a canestro protetta dal suo cuore immenso e dalla bellezza della sua anima. La forza gentile era nei suoi occhi, nei suoi scherzi, nella straordinaria serietà che metteva anche solo essendoci. Nel Brill, all'Esperia, la sua indimenticabile stagione nella "Pizzeria dell'Isola" in serie D e alla Virtus, diventata la sua seconda casa, dove lo piangono inconsolabile le sue ragazze. Alla vigilia dei settant'anni, Mario è stato sconfitto da un tumore e, come tutti, ha lottato, ha provato a resistere e oggi lascia un vuoto enorme, un buco nel cuore dei più fortunati che lo hanno visto ragazzo, uomo ed eroe, per le grandi imprese sul campo. Per i giovani, Vascellari è nei ricordi di chi c'era, quei pomeriggi al Palazzetto, quel "for-za Brill" che lo faceva volare. Ha saputo passare dal bianco e nero al rosso fuoco delle maglie di Sutter, di Tore Serra, di Ferello, per poi virare verso un altro rosso, un po' più granata, quello dell'Esperia di Pippo Lai, Pillosu, Meloni, Turella, che oggi hanno perso il loro fratello maggiore. Ieri piangevano Giroldi e Lucarelli, inseparabili nel Brill e amici di una vita, lui sorride e lascia in punta di piedi questa vita. Con quell'inguaribile vizio degli amici, dello stare insieme, da poco ha detto: «L'8 settembre compio settant'anni, facciamo una cena».

Enrico Pilia 

© Riproduzione riservata