La settimana delle ambizioni stroncate. Prima l'uscita dalla Champions con la sconfitta nella bella di Cholet, domenica lo stop a Treviso contro la penultima della classe, perdendo pure il saldo canestri. E all'orizzonte della Dinamo c'è la trasferta di Milano e un calendario che propone più trasferte che gare al PalaSerradimigni.

A preoccupare maggiormente però è la mancata crescita della squadra. L'arrivo del play Jefferson ha prodotto effetti positivi ma da soli non bastano per dare solidità a un gruppo che ancora ha poche certezze e tanta fragilità psicologica. E lo stesso coach Bucchi nonostante qualche variazione nel quintetto (Kruslin ala piccola titolare, Charalampopoulos da "4" e McKinnie in panchina) non riesce a rendere solida e produttiva una squadra che difetta di atletismo in alcuni giocatori e di talento in altri, di entusiasmo in quasi tutti. L'accantonamento dell'alapivot Treier proprio durante le settimane di doppio impegno non è stata poi una gran mossa, perché ha accorciato le rotazioni.

Il presidente Sardara nel discorso di fine anno si era detto pronto a intervenire qualora la situazione restasse insoddisfacente. La dirigenza sta facendo una riflessione accurata a 360 gradi, e riguarda un po' tutti, perché i margini di manovra sono limitati economicamente e bisogna capire come dare una sterzata anche emotiva a un Banco di Sardegna che fatica a reagire come gruppo compatto. 

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