Surf, Riccardo Uras tra onde e macchina da presa
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Ha giocato al calcio in Promozione e Eccellenza, ma ora Riccardo Uras, 22 anni cagliaritano, studente universitario, fa surf ma ha un altra passione: la macchina da presa. Ha realizzato un cortometraggio,“In & out” , della durata di nove minuti nato dal connubio passione/ossessione tra fotografia, videografia, e ovviamente, surf. Lui stesso racconta la sua storia.
"Cercai in primis la colonna sonora sul quale montare ciò che immaginavo. Una volta trovata, dovetti ascoltare quelle note musicali fino alla nausea durante i viaggi in pullman o macchina per raggiungere l’università o fare sport (surf); intanto avevo già accumulato del materiale videografico sportivo con un mio amico freelance professionista, Stefano Nieddu, col quale ho girato la maggior parte del video, in particolare tutte le scene di surf riprese fuori dall’acqua e qualche addizionale nella scena di “Pre Surf”.
Per come l’avevo ideato, mi serviva anche qualche ripresa d’azione direttamente dall’acqua che ho filmato con Francesco Meloni e Gianluca De Montis. Inoltre anche io ho recuperato qualche immagine di surf direttamente dall’acqua filmando sulla stessa onda due miei amici, Francesco De Filippi e Federico Spinas, che compariranno per qualche frangente nel video. Riguardo l’introduzione volevo dare l’idea di una tipica giornata di sole dove le persone svolgono quotidianamente le proprie mansioni; a contornar ciò ho aggiunto una mia tipica passeggiata a scopo fotografico mentre godo la città da perfetto turista.
Prima di poterla girare, ho passato due intere giornate a scattar rullini con negativi in bianco e nero (adoro anche la fotografia analogica), per poter scegliere i migliori scorci dove poi sarei tornato a filmare con la mia Cinepresa Digitale. Per le scene dove son protagonista invece, mi ha dato una mano un mio amico che si iscriverà all’accademia del cinema, Francesco Pupillo.
La scelta del bianco e nero, oltre che per passione fotografica, a mio avviso-conclude Uras. fa risaltare certi particolari che coi colori non verrebbero colti, per cui l’occhio umano si concentra nel guardare l’immagine per quello che è, nella sua completa purezza. Ogni volta che accumulavo il materiale lo montavo cercando di mandare a ritmo le immagini con la musica e in modo tale da poter trasmettere tramite le immagini ciò che provavo/immaginavo. Chiaramente avendolo visto una miriade di volte su di me non ha più lo stesso effetto della prima volta che ascoltai la colonna sonora immaginando le scene che poi avrei inserito".