«Il mio sogno? Portare il campionato europeo se non addirittura un campionato del mondo a Cagliari». Dal 2 al 5 maggio si riunisce nelle sale di Palazzo Doglio il direttivo dell’Unione ciclistica internazionale, composto da 18 membri in rappresentanza dei cinque continenti. A battersi perché la sede del vertice fosse il capoluogo regionale è stato Enrico Della Casa, vicepresidente dell’organizzazione, la Fifa del ciclismo, per sbilanciarci in un paragone calcistico. Della Casa, che è a capo del direttivo europeo del ciclismo (Uec), è originario di Correggio, ma è sposato con una sarda: nel paese della moglie, Gesturi, trascorre molti dei sui giorni liberi da impegni dirigenziali.

Presidente Della Casa, sogni a parte, la Sardegna è davvero in grado di ospitare eventi ciclistici su strada di rilievo internazionale anche a breve scadenza?
«Secondo me sì. L’Isola sarebbe il teatro ideale per un campionato europeo su strada, perché il manto stradale è perfetto, soprattutto se paragonato magari a quello della Sicilia. Dico di più: se riuscissimo a motivare la Regione per un europeo o, addirittura, un campionato mondiale, il ritorno sarebbe notevole».

Incontrerete la Regione?

«Vediamo se riesco a combinare un incontro con il governatore Solinas, nei giorni del direttivo. Ripeto, riuscire a organizzare almeno un campionato europeo a Cagliari sarebbe un’impresa formidabile, capace di portare duemila persone tra atleti e addetti ai lavori nell’Isola».

Quali temi saranno trattati dall’Uci nella tre giorni cagliaritana?
«Ci riuniamo tre volte all'anno: una volta a fine gennaio per i campionati del mondo, un’altra volta per i campionati del mondo ciclismo su strada e c’è anche una terza riunione a metà anno su varie altre problematiche. Il luogo prescelto per quest’anno era la Spagna, ma alla fine abbiamo optato per la Sardegna».
A che punto è, invece, il suo mandato europeo all’Uec?
«E’ iniziato nel 2021, finirà nel 2025. Quindi siamo a metà strada».
Qual è il futuro del ciclismo sardo?

«A mio avviso si dovrebbe puntare su mountain bike e gravel bike. La natura offre tanti percorsi: specializzarsi in questa disciplina non sarebbe male».
E magari provare a far crescere qualche talento.
«Le possibilità ci sono tutte».
A livello nazionale Ganna è il fenomeno ciclistico del momento.
«Atleta straordinario, ma dobbiamo volgere lo sguardo anche ai giovani e agli emergenti. Di recente ero in Trentino e ho visto all’opera Lorenzo 
Fortunato, un ottimo scalatore. Può essere la sorpresa dei prossimi anni. Anche il settore pista, trascinato dai successi di Ganna, sta dando soddisfazioni. A proposito: so dell’imminente ristrutturazione del velodromo di Quartu: per il ciclismo sardo è una grande notizia. Se potessimo portare i ragazzini su pista sarebbe molto bello».

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