Un'istantanea che ha fatto passare Antonio Ravot alla storia del Cagliari, come la sua corsa felice dopo il gol, quello del 2-1 al 90' contro il Genoa, che il 25 aprile 1982 diede la salvezza ai rossoblù.

Un passato da bomber. E di reti Antonio Ravot, classe 1960, cresciuto tra Carbonia e Cagliari, seconda punta di grande valore tecnico, ne ha fatto tanti nella sua brillante carriera di calciatore professionista. Ravot abitava sin da ragazzo dietro Piazza Giovanni, cuore del capoluogo sardo.

Poi da allenatore. Da anni risiede nella suggestiva Castelsardo, che ha allenato in brillanti stagioni in Serie D, come altrettanto positive le annate in panchina col Santa Teresa, Tortoli, Calangianus e Carloforte ( tra le altre). Poi il lavoro. La pausa di qualche anno. Ora la voglia di rimettersi in gioco. Da tecnico.   

Come mai la voglia di rientrare in panchina?     

"Ho risolto alcune questioni personali e sono libero di muovermi. Penso di poter dare tanto al calcio. Aspetto una chiamata e un progetto serio”.     

Anche tra voi tecnici c'è molta concorrenza.   

"Inutile nasconderlo. Sono troppi coloro che allenano solo perché procurano sponsor. Io non mi sono mai venduto. Non chiamo e non ossessiono nessuno. Metto però a disposizione la mia esperienza e il mio sapere”.

Il calcio però è cambiato? 

“Non credo. È cambiata qualche regola, ma il calcio è sempre uguale. La zona ad esempio è sempre esistita. Oggi vanno di moda i numeretti degli schemi. Che in realtà hanno poco significato. Nel calcio vince la tecnica, la velocità, la compattezza di squadra e la determinazione”.     

Qual è il modulo preferito di Ravot?     

"Non esiste il modulo perfetto. Esistono i giocatori. Un bravo tecnico deve essere flessibile e adattarsi al materiale umano a disposizione”.     

È migliorato il calcio sardo?     

"Obiettivamente no. Si è decisamente impoverito dal punto di vista tecnico”.     

Come giudica Ravot il momento del Cagliari?     

"La classifica parla chiaro. Una grande delusione. Qualcuno che potrebbe non ha ancora onorato a dovere la gloriosa casacca rossoblù”.     

Nel frattempo la dinastia Ravot continua.       

"Sì, ne sono orgoglioso. Mio figlio Marco, 15 anni, esterno alto, ha già esordito col Castelsardo. Può fare bene, ma ne sono già orgoglioso”. 

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