La crisi del ciclismo sardo, la parola agli esperti
L’ex professionista Pinotto Picciau: “Le squadre hanno pochissimi fondi e non sono attrezzate a sufficienza, mancano le basi’’. Gino Mameli: “Qui mancano gli sponsor”
Gino Mameli, storico organizzatore di eventi ciclistici (Lasio/Archivio)
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L’obiettivo è uno, ben preciso, e non lascia spazio a interpretazioni: il ciclismo sardo deve essere rilanciato il prima possibile. I talenti ci sono ma non riescono a varcare il Tirreno. C’è chi smette dopo la categoria Juniores, messo davanti a un bivio: rimanere in Sardegna o andare via? Di sicuro, la storia lo dimostra, per fare i corridori è necessario lasciare l’Isola visto che le strutture mancano o, quando ci sono, non si rivelano adeguate. Con l’addio al professionismo di Fabio Aru, i Quattro Mori aspettano una nuova figura in grado di distinguersi nello Stivale, raggiungendo livelli elevati in grado di trasformare la propria passione in lavoro. I protagonisti del ciclismo sardo sono stati molteplici negli anni e, a distanza di tempo, tornano a parlare di una questione annosa che, attualmente, non ha ancora trovato soluzione.
“Purtroppo la situazione del ciclismo sardo non è buona, le squadre hanno pochissimi fondi e non sono attrezzate a sufficienza, mancano le basi’’, commenta Pinotto Picciau, 73 anni ex Professionista nella Jolly Ceramica. “Manca un supporto importante. I tecnici competenti mancano, i ragazzi non si confrontano al di fuori della Sardegna, quando accade sono le famiglie a doversi sobbarcare le spese. Bisogna intervenire al più presto, potenziando il comitato regionale e investendo sulla formazione dei direttori sportivi’’. Speculare il discorso di Gino Mameli, 77 anni storico organizzatore di gare, uomo schietto e genuino che rilanciò a metà degli anni novanta il Giro di Sardegna. “In Sardegna manca tutto, a cominciare dagli sponsor’’, dice, “che rappresentano un supporto fondamentale per le società. Qui da noi gli Allievi corrono con gli Juniores e questo è un errore grossissimo: nel resto d’Italia non accade, si tratta di due categorie diverse, di due fasi della vita di un corridore differenti. Inoltre, anche nella specialità del ciclocross si commettono sbagli: i ragazzi gareggiano con la bici da mountain bike, i percorsi non sono veri e propri circuiti da ciclocross, nulla di questo si verifica nel resto d’Italia’’. Come porre fine a una crisi che si perpetua da anni? “Dirlo su due piedi non è facile’’, conclude Mameli. “Sicuramente bisognerebbe cercare un dialogo con le scuole: sono sempre state vivai di grandi potenzialità, bisognerebbe ripartire da lì’’.
Ripartire per poter vivere una seconda primavera di un movimento che, nonostante le criticità, sta cercando di risollevarsi, come dimostra il Team Crazy Wheels Trevigiani, un ponte tra l’Isola e il Veneto, l’unica squadra sarda ad avere tra le sue file ragazzi appartenenti alla categoria Under 23. “Dobbiamo darci una mossa’’, fa presente il presidente Luca Massa, 41 anni. “Bisogna rivolgersi alle istituzioni e alle aziende, far capire il valore del ciclismo. Troppe persone ancora credono che sia uno sport di serie B’’. Massa non si tira indietro e passa in rassegna alcune delle principali pecche del movimento. “La mentalità del ciclismo sardo è ferma, chiusa in se stessa e questo significa scavarsi la fossa con le proprie mani’’, sottolinea. “Non possiamo chiuderci in noi stessi, così come non dobbiamo caricare di aspettative i nostri giovanissimi. Tutto verrà a tempo debito ma solo ed esclusivamente cercando il confronto con i migliori: proiettiamoci al futuro guardando i più forti, solo così sarà possibile crescere’’.
Stimolare il confronto con i migliori del settore, nona adagiarsi sugli allori e mettersi in gioco: sono alcune delle proposte avanzate da Orlando Pitzanti, 21 anni l’ultimo Professionista sardo insieme a Fabio Aru, nel periodo in cui ha militato nel team D’Amico. “Negli ultimi anni ho visto una ripresa, bisogna cercare di essere fiduciosi’’, riflette . “Ci sono giovani sardi di valore che stanno cercando di emergere. Sicuramente, bisogna fare sì che i nostri atleti gareggino con frequenza a livello nazionale, dagli Allievi in su. Certo, sono consapevole non sia facile, il ciclismo non è uno sport che gode di ricchezza ma bisogna investire su questo punto’’. Dare un impulso deciso a progetti di rinnovamento, così da far ripartire il movimento ciclistico sardo e uscire da una zona d’ombra da rischiarare quanto prima. “Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello della organizzazione di gare nazionali e internazionali nell’Isola’’, conclude Pitzanti. “Attrarrebbe tantissimi giovani e potrebbe essere il là per organizzare anche un nuovo Giro di Sardegna dedicato agli Juniores e agli Under 23: sarebbe una novità di valore che potrebbe aprire nuovi scenari ricchi di stimoli’’.