All’orizzonte, c’è sempre la Mini Transat. Ma la strada del navigatore algherese Domenico Caparrotti verso la celebre regata oceanica si sta lastricando di esperienze di peso, mattoni che cementano e irrobustiscono la sua innata propensione verso il mare.

Da due anni, il giovane algherese – questi giorni di passaggio a Cagliari - vive in Francia, a Loriens, culla della vela oceanica. Qui, vista e braccia sull’Atlantico, opera una ventina di team impegnati nelle grandi regate oceaniche. Sempre qui, vengono plasmati gli Imoca, alcuni tra i più solidi progetti impiegati negli ultimi anni in competizioni di altura. “Sono arrivato qui per imparare, lavorare, assorbire ogni aspetto che mi facesse crescere”, racconta, “l’idea di partenza era quella di partecipare alla Mini Transat, nel frattempo mi sono scoperto capace di fare altre cose”.

Da qui, la nascita di idee, collaborazioni, del sogno di creare anche in Sardegna un nido per la vela oceanica. “Credo molto in quella che chiamo velirienza, cioè la resilienza attraverso la vela. Penso che per il territorio sardo, la vela sia un’occasione di crescita imperdibile. La stessa Cagliari sarebbe un luogo ideale, dove far nascere una valle per lo sviluppo di barche da regata”, afferma, “è vicinissimo a Palma di Maiorca, uno dei maggiori hub mediterranei. Inoltre, è crocevia delle rotte tra la Grecia e Gibilterra. Davvero un punto strategico, seguo con molto interesse gli sviluppi del Porto canale relativi alla cantieristica”.

Caparrotti è in prima linea sulla sensibilizzazione delle aziende nei confronti della vela, uno tra i pochi sport a non essere intaccato dalla pandemia di Covid. “Le realtà imprenditoriali possono trarre grandi vantaggi e visibilità, creare sinergie e nuovi sviluppi”, spiega, “costruire una base serve, ma dev’essere incastonata in un progetto sportivo e di marketing di alto livello e soprattutto a lungo termine: una campagna di promozione per una regata non è sufficiente, per vedere risultati”.

In parallelo ai progetti di promozione, Caparrotti lavora per tornare in mare. “Vorrei farlo sempre nella classe Mini, con una barca un po’ più performante. Negli ultimi due anni ho percorso quasi 6mila miglia con uno scafo lungo 6,50 metri, ho imparato a ragionare a 30 nodi e sono cresciuto tantissimo”. Ha le idee chiare, anche sul futuro della vela. “I foil sono la nuova frontiera, anche delle barche da regata. Garantiscono velocità e stabilità, indietro non si torna”

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