Che si tratti di gare di velocità oppure di prove di salto triplo per Daniela Lai poco cambia: ciò che conta, per una delle esponenti dell’atletica sarda di maggior rilievo, è mettersi in gioco, dando il meglio di sé traendo spunti preziosi per la propria crescita umana prima ancora che agonistica. Quarantaquattro anni, tesserata per la Cagliari Atletica Leggera, Daniela Lai è la primatista italiana Master 40 sui 60 indoor oltre che sui 100 e 200 outdoor. Non solo: infatti, detiene anche il record sardo Assoluto al coperto nel salto triplo siglato nel 2015 a Padova con la misura di 12,52. Il suo cursus honorum è di tutto rispetto: titoli sardi, partecipazioni ai campionati italiani, costanza nei risultati. Fattori che le hanno permesso, in questo inizio di stagione, di laurearsi vice campionessa regionale al coperto sui 60 e nel triplo dietro alla giovane compagna di squadra e di allenamenti Alessia Farci. C’è chi smette di correre dopo aver superato i 20 anni, c’è chi quando arriva alla soglia dei 30 si sente ormai al capolinea: ebbene, la storia di Daniela Lai dimostra che questi sono solamente vacui tabù da sfatare e che la passione, la dedizione e la caparbietà possono fare la differenza a qualsiasi età.

Lai, partiamo dalla stagione indoor dove ha corso i 60 in 7’’87 sua terza migliore prestazione in carriera.

«Proprio così, ho corso su tempi che mi aspettavo e mi sono confermata sui miei livelli il che, tra lavoro e impegni di vario tipo, non è mai semplice. Mi ritengo molto soddisfatta, soprattutto perché mi sono messa in gioco sempre con entusiasmo e grinta».

Sperava di correre sotto i 7’’80?

«Sinceramente non ho mai aspettative prima di gareggiare, preferisco vivere il momento appieno e poi trarre le mie conclusioni. Certo, la speranza di fare meglio c’è sempre ma mi sono espressa bene, dando il massimo in una pista come quella al coperto di Iglesias che non è particolarmente morbida e questo per chi corre non agevola di certo».

Ha cambiato qualcosa nella sua preparazione quest’anno?

«No, mi alleno 4 volte alla settimana e cerco di ottimizzare il più possibile il tempo a mia disposizione perché lavorando come insegnante di Scienze Motorie al Pertini chiaramente devo fare combaciare vari aspetti. Sicuramente, ciò che non è cambiato dalle scorse stagioni è la voglia di migliorarsi».

Quanto è importante per lei allenarsi con due giovani promesse quali Alessia Farci e Federica Loi?

«Direi che è fondamentale, soprattutto perché siamo molto amiche: tra di noi c’è un bellissimo legame. Allenarsi quotidianamente assieme ci consente di darci manforte e superare anche le prove più faticose».

A seguirvi è suo padre Gianni Lai, uno degli esponenti storici dell’atletica sarda.

«Proprio così, mio padre è per me un grande riferimento sia dentro che fuori dai campi di atletica».

Lei si è avvicinata da adulta all’atletica leggera. Come mai?

«Ho giocato per una vita a basket anche se ho sempre respirato il clima dell’atletica perché mio padre per l’appunto è stato prima un atleta di caratura e poi un tecnico. Generalmente mi dedicavo all’atletica solo d’estate, poi a 32 anni quando abbiamo visto che potevamo crescere tanto abbiamo deciso con mio padre di dedicarci esclusivamente all’atletica e questa scelta ha dato i suoi frutti. Tra l’altro, pur avendo superato i quarant’anni, atleticamente sono ancora molto giovane avendo alle spalle poco più di dieci anni di agonismo».

Qual è la gara dove ritiene di poter crescere ancora?

«Penso i 100, tecnicamente ho ancora da migliorare e sono sicura di poter limare ancora qualche centesimo».

Tra la corsa e i salti cosa preferisce?

«Amo tutti e due i settori, sicuramente nelle gare di corsa c’è più agonismo e questo risulta essere un aspetto molto stimolante che aiuta a superare i propri limiti».

Ha mai pensato di cimentarsi anche sui 400?

«Non lo escludo, diciamo che le distanze più lunghe le soffro infatti rendo meglio sino ai 150 ma non mi precludo nulla. Magari, quando gareggerò sui 400 mi troverò bene e comincerà una nuova fase della mia carriera».

Quali gare disputerà principalmente quest’anno?

«Sicuramente i 100 però vorrei fare qualche uscita anche nel triplo. D’altronde il primo amore non si scorda mai e ho sempre il desiderio di dire la mia anche in questa specialità».

Il suo futuro sarà come tecnico?

«Chi può dirlo? Non mi dispiacerebbe assolutamente, seguire un atleta è sicuramente una bella avventura da vivere con entusiasmo».

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