Risalgono giusto a qualche giorno fa le scottanti dichiarazioni di Pierfrancesco Favino - in gara al Festival del Cinema di Venezia con ben due titoli: “Comandante” di Edoardo De Angelis e “Adagio” di Stefano Sollima - secondo cui è inappropriata l’abitudine delle major holliwoodiane di far interpretare ad attori americani storie e personaggi di altri Paesi. Riferimento al “Ferrari” di Michael Mann - anch’esso in concorso al Festival - che vede Adam Driver nel ruolo del carismatico imprenditore modenese.

Nel corso dell’anteprima di “Bastarden” in cui è protagonista, l’attore danese Mads Mikkelsen – recentemente Jürgen Voller in “Indiana Jones e il Quadrante del Destino” - ha sottolineato il peso che ancora oggi ricopre il doppiaggio nei film all’interno del mercato internazionale. «Farei una premessa: se in Francia, in Germania, in Italia e in Spagna smettessero di doppiare i film in tutte le lingue, questo potrebbe costituire un elemento importante per affrontare il problema. Ma finché continuano a doppiare, a chi interessa quale sia la lingua, la cultura, d'origine? Non ho mai capito perché fate questa cosa, per me folle. Abbiamo visto Tom Cruise interpretare un ufficiale nazista con un leggero accento tedesco e poi tornare a essere un americano in piena regola, da lì in poi. Puoi farlo in questo tipo di film, in altri invece li rende meno credibili».

Ad un confronto tanto acceso e prolifico ha voluto prender parte anche Monica Guerritore, chiamata il 5 settembre a ricevere il premio al “Woman in Cinema Award”. Dopo aver annunciato l’inizio delle riprese per il biopic su Anna Magnani, l’attrice si è schierata a fianco del collega, suggerendo anche per i nostri attori l’importanza di ruoli iconici e schierandosi radicalmente contro operazioni sulla stessa linea di “Ferrari” e “House of Gucci”: «Difendiamo il cinema italiano, i suoi protagonisti, il mestiere dell'attore. Non dobbiamo generalizzare, ma esistono personaggi con una identità talmente definita che solo ricreandola si può renderli universali, ecco perché sono pienamente d'accordo con Pierfrancesco Favino. Anche io mi sono sentita dire che se avessi affidato il ruolo della Magnani ad una star americana avrei conquistato il mercato mondiale, ma la Magnani non può che essere interpretata da un'attrice italiana. Noi siamo la nostra lingua, i nostri gesti, la memoria condivisa, le nostre intemperanze e la nostra resistenza alle avversità, la nostra energia. Tutto questo ci racconta, non solo una scenografia».

Giovanni Scanu

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