Alla fine Amadeus non lascia. Dopo l'alt del ministro Franceschini alla presenza di qualsiasi tipo di pubblico all'Ariston, che lo stava spingendo a fare un passo indietro, il direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo ha maturato in queste ore la decisione di andare avanti.

Resta convinto che la platea vuota possa penalizzare lo spettacolo, ma si rimetterà alle decisioni che prenderanno la Rai e il Comitato tecnico scientifico, lui che si è battuto per avere il pubblico al Teatro Ariston, anche pensando a una nave quarantena dove mettere gli spettatori.

A Viale Mazzini si lavora al protocollo organizzativo e sanitario che garantisca la sicurezza di staff, artisti, maestranze, puntando a mediare tra le indicazioni del governo e quelle degli esperti: un documento con la riorganizzazione dell'Ariston e degli spazi connessi che all'inizio della prossima settimana sarà sottoposto al Cts, in attesa di una risposta che dovrebbe arrivare dopo alcuni giorni.

Alla base del progetto del festival c'è stata finora l'idea di un grande evento in un teatro che si può assimilare a uno studio televisivo dove - come chiariscono anche le Faq pubblicate sul sito di Palazzo Chigi - la presenza del pubblico è ammessa, come peraltro accade in diversi show della Rai e della concorrenza. Di qui il proposito di aprire una parte della platea a 380 figuranti, tamponati e contrattualizzati, con la galleria invece chiusa. Ma se - dopo lo stop del governo - gli esperti dovessero dire no anche a questa soluzione per ridurre i rischi di contagio, Amadeus è pronto ad adeguarsi.

Dopo giornate di tensione, di amarezza, di sensazione di isolamento, a mente lucida è prevalso nel conduttore e direttore artistico il senso di responsabilità per il proprio ruolo: far saltare Sanremo significherebbe mettere in seria difficoltà tutti coloro che ci lavorano, l'industria discografica che confida in una spinta per la ripartenza, gli artisti che sperano nella vetrina dell'Ariston dopo un anno eventi e live annullati, l'impegno dello sponsor Tim, la Rai stessa che grazie al festival lo scorso anno ha messo in cassa oltre 37 milioni di ricavi pubblicitari.

"L'Ariston è un teatro e come tutti gli altri è sottoposto alle limitazioni imposte dalla pandemia", sottolinea oggi Mogol.

"Viviamo un periodo difficile e nessuno deve essere messo a rischio. Le regole devono essere uguali per tutti, non servono certo forzature", avverte il presidente della Siae. Ma c'è anche chi, come Fiorella Mannoia, ricorda che "Sanremo mette in moto una macchina enorme, è industria che crea lavoro" e dunque "bisogna stare attenti a dire 'lo rimandiamo' o 'se non si fa è uguale'. Non so perché nella scala della cultura noi siamo sempre visti come fanalino di coda".
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