Polanski, sui guai giudiziari interviene la moglie: "Chi è accusato non è già colpevole"
Pronto al debutto in Italia il nuovo film sul caso Dreyfus, storia di innocenza e pregiudizioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"A tutte le polemiche della vigilia alla fine ha risposto il pubblico in Francia con le sue 400mila presenze in sala. Il fatto è che 'L'ufficiale e la spia' è un film ancora molto attuale perché parla di razzismo e antisemitismo, ma soprattutto di uomini molto stupidi e cattivi nonostante i progressi fatti".
Sono le parole di Emmanuelle Seigner che, da Roma, parla del film del marito, Roman Polanski, in sala dal 21 novembre e che, nonostante il Leone d'argento a Venezia, non è mai davvero uscito dal cono d'ombra delle polemiche.
Non da ultime, le accuse della fotografa e attrice francese Valentine Monnier, che ha denunciato di essere stata stuprata dal regista a Gstaad nel 1975.
"Il fatto che Polanski sia accusato - ha specificato Emmanuelle Seigner - non vuol dire che sia colpevole". E il produttore italiano Luca Barbareschi alla presentazione della pellicola non ha mancato di dire la sua sul destino di questo lavoro e del suo autore: "Non è certo una coincidenza, ogni volta che Polanski fa un film qualcuno si alza e dice la sua. Ma che un ministro della cultura francese come Franck Riester sconsigli addirittura di non vedere il film è davvero gravissimo".
"L'ufficiale e la spia" - titolo originale "J'accuse" - è la storia di innocenza e pregiudizio di cui è protagonista Alfred Dreyfus (Louis Garrel), ufficiale dell'esercito francese che il 5 gennaio 1895 viene pubblicamente degradato perché accusato di aver agito come spia per la Germania e condannato all'ergastolo sull'isola del Diavolo. Fra i testimoni della sua umiliazione c'è Georges Picquart (Jean Dujardin), un ufficiale promosso a dirigere l'unità di controspionaggio militare. Sarà lui, con grande coraggio, a scoprire le false accuse, ammantate di antisemitismo, a Dreyfus e a fare una lunga battaglia per la sua liberazione.
Planski "è un regista che dà indicazioni estremamente precise - ha spiegato ancora la Seigner, classe 1966, che con Polanski ha avuto due figli, Morgane e Elvis - ma allo stesso tempo ti lascia molta libertà a patto che tutto alla fine rientri nelle sue linee. Adoro lavorare con lui, è come scegliere il miglior chirurgo possibile".
"Questo film - ha poi aggiunto - non vuole evocare il caso giudiziario di mio marito. Roman non avrebbe infatti avuto alcun interesse a richiamarlo e metterlo sotto una lente d'ingrandimento".
(Unioneonline/v.l.)