Un'amicizia senza tempo non ha mai fretta di essere rinnovata. Quella tra la Premiata Forneria Marconi e Fabrizio De André ha dovuto attendere oltre 40 anni per essere celebrata ufficialmente nel concerto “P.F.M - La Buona Novella” che ha incantato il Teatro lirico di Cagliari. La poesia di De Andrè e il rock potente e sofisticato della P.F.M. uniti insieme ancora una volta per chi rimpiange eternamente il primo e chi si emoziona ancora nell’ascoltare i secondi. Un tour come piccolo grande regalo che la band, dall’anno scorso, ha voluto fare all’amico Faber per i suoi 70 anni.

Nel 1970 il cantautore genovese lavorava a uno dei suoi più apprezzati quanto controversi album: “La buona novella”. Per quel lavoro De André si avvalse di alcuni giovani musicisti, “I Quelli”, un complesso beat allora pressoché sconosciuto nel quale suonavano anche Franco Mussida e Franz Di Cioccio. In sala d’incisione i due fecero la conoscenza di Mauro Pagani con il quale due anni più tardi fonderanno la Premiata Forneria Marconi iniziando una delle più belle storie della musica italiana. Per questo motivo a Fabrizio De André la P.F.M. “deve la vita” e per sdebitarsi quarant’anni dopo ha ripreso l’album a cui aveva collaborato e lo ha rivisitato, come ha detto lo stesso Di Cioccio, in una “versione più adulta” pubblicando nel 2010 "A.D.2010 - La Buona Novella".

Un concerto con due anime distinte quello tenuto al Lirico. Una prima parte dedicata all’ultimo progetto e un “secondo tempo” che ha fatto la gioia degli estimatori dei grandi classici della Premiata: da “Impressioni di settembre” a “La carrozza di Hans” a “È festa”. Una scaletta legata dall’impetuoso vigore del rock progressivo (che ha messo in difficoltà anche il sistema di amplificazione). Le parole che hanno commosso almeno due generazioni esaltate da magistrali assoli di chitarra, basso e tastiere, scandite da un roboante lavoro di percussioni.

Il Teatro Lirico è pieno per il concerto organizzato dall’associazione Shannara, in platea è presente un pubblico di tutte le età: chi nel 1973 assistette al primo concerto della band a Cagliari (una serata di fuoco al Teatro Massimo quella di 38 anni fa, prima della quale la polizia dovette sedare con i lacrimogeni l’entusiasmo dei fan che volevano entrare seppur sprovvisti di biglietto) ma anche ragazzi che all'epoca non erano neanche nei progetti dei propri genitori. Un'eterogeneità generazionale sempre presente ad ogni concerto che prova meglio di qualunque critico cosa rappresenta la P.F.M. per la musica italiana. Un filo conduttore che unisce quattro decenni senza imbarazzi o cadute di stile. Franz Di Cioccio, Franco Mussida e Patrick Djivas: tre ultrasessantenni, nucleo inossidabile di un gruppo che invece non sembra avere età. Non bisogna lasciarsi ingannare dai capelli bianchi e dagli addomi pronunciati. Le dita e la testa sono quelle di sempre e il pubblico del Lirico lo capisce tributando loro una standing ovation che non sarebbe mai dovuta finire.

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