Sessanta candeline per Nicoletta Braschi, la musa di Roberto Benigni e cittadina illustre della sua Cesena, da anni calata nella sua seconda vita teatrale grazie all'appassionata identificazione con la Winnie di "Giorni felici" dal testo di Samuel Beckett.

"Ho capito - ha detto di recente - che le cicatrici che ancora porto sono come una carta geografica, sono come le rughe: i segni della vita di cui andare fieri".

Trasferitasi a Roma alla fine degli anni '70 per tentare il concorso d'ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica, è qui che conosce Roberto Benigni: "Avevo cominciato da poco l'accademia - racconta - e con lui condividevo la passione per i film, per i libri, per il teatro. Quando ho conosciuto Roberto abbiamo continuato insieme quel percorso. Abbiamo iniziato a fare cinema e inconsapevolmente trattenevamo ciò che ci piaceva, come le commedie americane dei più grandi registi".

Si sposano solo nel 1991, in gran segreto, il 26 dicembre in un convento.

Per sua scelta la carriera cinematografica rimane indissolubilmente legata a quella del marito da "Il piccolo diavolo" a "Johnny Stecchino", da "Il mostro" a "La vita è bella" del 1997 e poi nei film successivi.

Non solo Benigni, però, con Giuseppe Bertolucci nel 1985 recita in "Segreti segreti". E' andata alla corte di Jim Jarmusch ("Daubailò" del 986 e "Mystery Train" del 1989), ha lavorato con Marco Ferreri, Bernardo Bertolucci, il suo idolo Blake Edwards, Roberto Faenza, Marco Tullio Giordana, Paolo Virzì. Grazie a lui, con "Ovosodo" vince nel 1998 il David di Donatello.

Dopo il trionfo de "La vita è bella", vincitore di tre Oscar, è di nuovo il teatro a chiamarla con Andrea Renzi che la dirige in "Tradimenti" e anche oggi in "Giorni felici".

Dopo un grave incidente d'auto decide di affrontare nuovamente l'obiettivo della cinepresa in "Lazzaro felice" di Alice Rohrwacher nel 2018.

(Unioneonline/D)
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