Cinquant'anni di onorata carriera da soprano, ma ciò non significa che la sua sia stata una vita facile.

Katia Ricciarelli, 73 anni, ha parlato in un'intervista a "Verissimo" della sua infanzia e adolescenza. Anni molto difficili, in cui non è mancato anche un tentato suicidio.

Pochi soldi, la mamma - a cui è sempre stata molto legata e che ha saputo tutelarla e trasmetterle la passione per il canto - abbandonata dal marito, partito volontario per la campagna di Russia. E lei, ultima figlia, nata da una relazione con un altro uomo. Il papà lo ha visto solo una volta in vita sua, lo ha "conosciuto causalmente in ospedale durante un concerto per i malati". Anche per questo la Ricciarelli continua a portare "con orgoglio", il bellissimo cognome della madre.

A un certo punto nella sua vita entra un frate, e lei pensa persino a farsi suora. "Incontrari un frate benedettino che mi chiese di cantare nel coro dei canti gregoriani. Io che avevo sempre avuto un rifiuto verso la religione mi innamorai di quei canti, al punto che già mi vedevo in clausura. Mia madre non voleva e cercava di dissuadermi".

Ma a dissuaderla del tutto fu lo stesso frate con il suo comportamento: "Io gli dissi subito di stare al suo posto. Ma dopo un po' mi accorsi che quest'uomo voleva tirarmi fuori dal mondo perché non voleva che fossi di nessun altro, se non potevo essere sua. Per me fu una grossa delusione, un trauma pazzesco. Rimasi distrutta perché mi fidavo di lui, tanto che provai a togliermi la vita".

Ma non ci riuscì, e quando quel parroco la andò a trovare in ospedale "gli diedi un grande ceffone", rivela.

Un piccolo trauma che è solo il preludio a una grande carriera che si sarebbe spianata per lei.

(Unioneonline/L)
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