Da Tirana al Belpaese, culla di cultura e di grandi teatri.

Oggi, la sua vita di ballerina, osannata e ammirata, è in Italia e nelle varie capitali internazionali che la ospitano per importanti galà di balletto.

Anbeta Toromani è una delle stelle del bellissimo Schiaccianoci del geniale Amedeo Amodio, prodotto dall’infaticabile Daniele Cipriani, leader internazionale dei grandi allestimenti dedicati alla danza classica, andato in scena a Cagliari nell’ambito della stagione lirica e di balletto 2018, penultimo titolo del cartellone firmato dal sovrintendente Claudio Orazi che ha riscosso un boom di abbonamenti e un grande successo.

Nata a Tirana, dove ha frequentato l'Accademia Nazionale di Danza, ha conseguito il diploma e si è perfezionata a Baku, in Azerbaijan.

Anbeta Toromani (foto da Facebook)
Anbeta Toromani (foto da Facebook)
Anbeta Toromani (foto da Facebook)

Ritornata in Albania è immediatamente entrata a far parte del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Tirana come prima ballerina dove ha ricoperto, fin dal suo ingresso in compagnia, i ruoli principali di balletti quali "Giselle", "Don Chisciotte", "Cenerentola", "Paquita", "Carmen".

Nella stagione 2002-2003, su invito del celebre ballerino albanese Kledi Kadiu, partecipa, arrivando in finale, alla trasmissione "Amici", condotta da Maria De Filippi.

Non vince ma con la sua arte, il suo temperamento, la sua grazia e il suo talento abbagliante conquista il cuore e la sensibilità di milioni di telespettatori italiani, grandi e piccoli, e molti, grazie a lei e a quelle esibizioni da sogno, scoprono la danza classica.

Anbeta Toromani sul palco con Alessandro Macario (foto Priamo Tolu)
Anbeta Toromani sul palco con Alessandro Macario (foto Priamo Tolu)
Anbeta Toromani sul palco con Alessandro Macario (foto Priamo Tolu)

Da allora diventa, per gli italiani che non conoscevano i suoi trascorsi da prima ballerina lanciata verso un futuro da etoile internazionale, Anbeta di Amici, una stella mediatica del balletto e l’idolo di migliaia di giovanissimi talenti e futuri ballerini.

Subito dopo viene scelta dal regista Patrick Rossi Gastaldi per danzare nella sua messa in scena de "L'Histoire du soldat" con Rocco Papaleo.

Dal 2003 Anbeta fa parte del cast del programma "Amici" come prima ballerina.

Tra i riconoscimenti ottenuti, appena arrivata in Italia, il Premio Gino Tani (2004) per le arti dello spettacolo e il Premio Danza&Danza (2005).

Da lì a poco è un susseguirsi di produzioni prestigiose con grandi maestri e registi di fama mondiale.

Al termine dell’ultima recita l’abbiamo incontrata dopo aver ammirato la sua meravigliosa interpretazione accanto al compagno Alessandro Macario e allo straordinario corpo di ballo di Daniele Cipriani Entertainment che hanno dato vita ad uno spettacolo indimenticabile.

Anbeta Toromani e Alessandro Macario (foto Massimo Danza)
Anbeta Toromani e Alessandro Macario (foto Massimo Danza)
Anbeta Toromani e Alessandro Macario (foto Massimo Danza)

Ai tempi di Amici aveva milioni di giovanissimi fans. Che effetto fa essere così popolare?

"È un piacere, ma ci tengo a dirlo: è solo il frutto del lavoro, non è una ricerca della popolarità fine a se stessa, una conseguenza di quello che ho scelto di fare come mestiere".

Come è cambiata la sua carriera?

"È iniziata in Albania come prima ballerina in teatro e poi in Azerbaijan. Dopo l’esperienza televisiva sono tornata al primo amore, cioè il teatro, e l’Italia mi ha in qualche modo adottato. Ora lavoro prevalentemente in Italia e mi trovo benissimo. Collaboro soprattutto con la compagnia di Daniele Cipriani, questa che ha portato in scena Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio. È costituita da ragazzi giovani, volenterosi che con difficoltà e sacrificio portano avanti l’arte della danza, una forma di spettacolo che comunque in Italia deve affrontare problemi rilevanti se devo essere sincera. Però questa compagnia fa davvero miracoli e sono molto contenta che Daniele Cipriani tiene sempre in considerazione sia me che Alessandro Macario".

I talent possono servire a promuovere la danza classica tra i giovani o prevale la danza moderna?

"Prevale la danza moderna, sicuramente. Gli anni in cui ho fatto Amici, prima da concorrente e dopo come professionista, davano più spazio alla danza classica anche se è considerata, soprattutto in televisione, come un forma d’arte per pochi eletti, di nicchia. Per me l’arte è universale, a 360 gradi, dev’essere per tutti e di tutti, per chi va a teatro, per chi guarda la televisione. Prima di dire se piace o meno bisogna andare a teatro per rendersi conto e conoscere. Ma soprattutto dico che in Italia non bisogna far morire lo spettacolo dal vivo perché è la nazione che lo può fare al meglio, sia per l’opera, la danza, la musica, la prosa. Il 60% della cultura mondiale si trova in Italia quindi avete, anzi abbiamo, mi ci metto anche io, tutto, non manca nulla".

La danza può essere considerata d’elite perché non si conosce e non c’è un percorso di conoscenza fin dall’infanzia?

"Sì, anche. Ci sono tanti effetti in realtà che determinano questa situazione. Un tempo si facevano prove aperte per le scuole con biglietti ridotti e spettacoli più brevi. Quindi già da bambini ci si poteva abituare a conoscere la danza, non per forza per diventare ballerini, ma assistendo ad un balletto ci si poteva innamorare della scenografia, dei costumi, delle luci, o trovare ispirazione dalla visione complessiva dell’allestimento. Bisogna educare i giovani all’arte, allo sport, e non solo alla tecnologia, sfruttare le conquiste e le scoperte per dare a tutti noi sapere e conoscenza".

Come reputa la situazione del balletto in Italia a livello di scuole e di formazione, visto che anche Amedeo Amodio è del parere che ci vorrebbero i corpi di ballo in ogni Fondazione lirica?

"Penso che non sia una carenza di scuole o di giovani che vogliano avvicinarsi allo studio della danza, mancano le Istituzioni. È pieno di ragazzi che vorrebbero trovare nella danza uno sbocco lavorativo adeguato. I ballerini che si vedono in scena, anche in questo Schiaccianoci, restano fuori dai contratti dai teatri lirici perché i corpi di ballo sono rimasti solo tre, Milano, Roma e Palermo. Per il flusso delle persone che vanno a studiare nelle varie scuole, professionali, semiprofessionali e private, non c’è tutto il lavoro che chiedono gli aspiranti ballerini. Domanda e offerta non coincidono e visto che le istituzioni sono latitanti l’offerta è scarsa e la domanda non può essere soddisfatta se non in minima parte. Capisco bene e approvo quanto ha detto il maestro Amodio, perché qualche anno addietro, nel silenzio pressoché totale, è stata chiusa una delle più importanti compagnie di danza, quella del Teatro di Firenze, uno scandalo di cui nessuno ha parlato.

E in Sardegna?

"Qui non avete un corpo di ballo stabile, un vero peccato perché io conosco diversi ballerini sardi meritevoli che lavorano e che potrebbero fare tantissimo per dar vita ad un’ottima compagnia. Allora perché non costruire, non formare una serie di opportunità che ti permettano di creare lavoro? Perché non è scritto da nessuna parte che con l’arte una persona non possa mangiare".

Compagni di vita e di lavoro. È meglio andare in scena insieme se si è innamorati?

"Per certi versi è meglio perché è più facile entrare nel ruolo, gli occhi che hai davanti a te in scena sono quelli che guardi nella vita. Per le prove invece non è l’ideale perché la troppa confidenza, soprattutto quando non c’è il maestro davanti, ci porta a discutere un po' di più. Sono sempre stata fortunata con i partner perché mi sono trovata bene con tutti anche se sarei di parte a dire che mi trovo meglio con Alessandro. E comunque quella magia in più in scena c’è sempre se balli col tuo innamorato".

Oggi lei è una star della danza classica. Da giovane ha conosciuto Elisabetta Terabust, e ha studiato e lavorato con grandi personalità. Che ricordi ha di questi illustri maestri?

"La Terabust è un mio mito, l’ho conosciuta ma non l’ho mai avuta come maestra. Però mi fa piacere ricordarla perché questo Schiaccianoci è nato per lei ed è stato forse uno degli ultimi spettacoli che ha visto. E mi commuovo pensando a lei, ne ho sempre sentito parlare in modo entusiastico perché tutti quelli con cui ho lavorato sono stati suoi assistenti quindi, indirettamente, mi ha trasmesso attraverso i suoi allievi e collaboratori, come Alessandra Celentano, un modo di lavorare, un pensiero, una tradizione della danza italiana. Mi ha visto ballare questo Schiaccianoci al Teatro Valle a Reggio Emilia e ne sono onorata. So che mi stimava e ogni volta che era presente ad un mio spettacolo ha sempre avuto parole di grande apprezzamento nei miei confronti, ma dopo i complimenti arrivavano puntuali anche correzioni e consigli. Lei era fatta così, non finiva mai di predicare l’amore infinito per la danza e aveva tanto da dare a tutti, allievi, assistenti, colleghi, pubblico e gente comune. Alessandro, il mio compagno, ha studiato con la maestra Terabust ed è diventato primo ballerino grazie a lei".

Altri ricordi del passato nella prima fase della sua carriera?

"Ho avuto anche altri maestri albanesi ma sono poco noti, in Italia non si conoscono. Questo è un mestiere che non si può fare da soli senza insegnanti. La prima maestra in assoluto è stata Vera Fida ed è quella che mi è rimasta nel cuore più di tutti. Anche lei non è più tra noi, ha fatto davvero grandi cose per noi giovani ballerini, in Albania era una vera celebrità, senza nulla togliere agli altri".

E in Italia?

"In Italia sono ancora di più. Ricordo sempre Amedeo Amodio, Stefania Di Cosmo, Alessandra Celentano che è stata assistente sia del maestro Amodio che della signora Terabust, Giorgio Iancu e tanti altri importantissimi. E comunque ogni maestro che si incontra nella vita ti lascia qualcosa nel bene e nel male, sono tutte esperienze meravigliose e straordinariamente formative".

L.P.
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