Pochi o comunque meno di quanto ci si aspettasse, ma pronti ad adempiere al dovere di cittadini e ad esprimere il proprio voto sui cinque quesiti referendari sulla giustizia.

I cagliaritani andati ieri alle urne per il referendum si sono concentrati, come era ovvio, nelle prime ore del mattino e in quelle finali, prima della chiusura dei seggi alle 23. Da mezzogiorno alle 18 invece tutti al mare, complice la bella giornata e il caldo estivo. Fuori dalle scuole adibite a seggi elettorali tanti i commenti di chi ha voluto comunque esprimere il proprio voto consapevole della quasi certezza del non raggiungimento del quorum, cioè il 50%+1 degli aventi diritto.

Attenzione soprattutto alla possibilità di abrogare parte della legge Severino, che esclude automaticamente dalla candidabilità e da incarichi politici chi ha ricevuto una condanna. «È una questione di etica: chi ha sbagliato è giusto che paghi, non ci sono mezze misure», dice Ernesto Cosma, 62 anni fuori dalla scuola primaria in via Redipuglia, per poi aggiungere. «Invece non sono a favore del passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati: le idee devono essere chiare da subito».

Poco distante Anna Rita Saia, 59 anni, dice la sua: «Ho votato sì a tutti i quesiti, eccetto il primo: è inammissibile che si dia l’opportunità di candidarsi a una persona condannata in via definitiva. Vorrei che la giustizia fosse tale nel pieno senso del termine». Non manca l’amarezza per il massiccio astensionismo. «Il quorum non si raggiungerà, le persone sono rassegnate. Non si accorgono, però, che non andando a votare danneggiano se stesse», fa presente Antonio Melis, 71 anni fuori dal seggio di via Bligny. Non solo disillusione: c’è anche chi come Silvio Pileri, 20 anni, studente di Scienze Politiche, non si dà per vinto. «È fondamentale esprimere il proprio voto», conclude dopo essere uscito dalla scuola elementare Satta in via Angioy. «I cinque quesiti trattano argomenti delicati, come la Legge Severino dove è difficile decidere con un semplice sì o no. Nonostante questo e una evidente disinformazione, andare alle urne è un'occasione per cercare di cambiare le cose che non possiamo sprecare».

Mattia Lasio

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